Severgnini duro contro Sarri: “Episodio spiacevole. Sarri doppio errore: prima insulta e poi si giustifica”

È sempre il caso Sarri-Mancini a tenere testa sulle edizioni dei principali quotidiani nazionali, sportivi e non. Sulle pagine del Corriere della Sera infatti, trova spazio la pungente disamina della faida creatasi tra i due tecnici al termine di Napoli-Inter dello scorso 19 gennaio, da parte di Beppe Severgnini, giornalista di fede interista ma altresì grande ed imparziale conoscitore del mondo del calcio.

Il suo è un durissimo attacco nei confronti del tecnico dei partenopei colpevole di aver: “non solo pronunciato espressioni offensive, ma di aver cercato successivamente anche di difenderle con frasi fuori luogo quali «Sono cose da campo che dovrebbero finire in campo». Doppio errore. Vuol dire non aver capito che quanto era brutto, ma tollerato, nel XX secolo, è diventato orribile e intollerabile nel XXI secolo. Maurizio Sarri non ha solo sbagliato parole, tono, occasione: ha sbagliato secolo“. Questo il duro esordio del giornalista che poi precisa: “la sensibilità pubblica cambia, come il senso del pudore: chi non lo capisce si rassegni a essere considerato un insensibile, o peggio. Parole come «frocio» o «finocchio» hanno smesso di essere inoffensive espressioni popolari, ammesso che lo siano mai state. In un contesto come quello odierno sono parole aggressive e offese gravi. Il nervosismo dovuto alla sconfitta nel quarto di finale di Coppia Italia non può e non deve giustificare l’accaduto. È facile essere cordiali ed eleganti e quando si vince e va tutto bene. È inaccettabile che solidi ed acclamati professionisti cadano in meschini ed inappropriati eccessi“.

Un comportamento quello di Sarri che potrebbe influire negativamente sull’intera squadra, aggiunge Severgini: “oggi la squadra migliore in Italia, per la classifica e per il gioco espresso. Anche alcune reazioni di Higuain in campo sono risultate decisamente poco eleganti: un fuoriclasse non affronta l’arbitro sbraitando e gesticolando come quasi sempre fa lui. Dovrebbero guardarsi allo specchio e rendersene conto da soli i due: anche da questi particolari si giudicano un giocatore e un allenatore“.

La chiusura dell’articolo è infine riservata agli strascichi lasciati da episodi spiacevoli ma purtoppo frequenti come questo, sull’intero movimento calcistico nazionale: “L’insulto aggressivo incoraggia e alimenta il cattivo comportamento degli stadi. Perché seppellire di fischi gli avversari appena entrano in possesso della palla? Al San Paolo accade sistematicamente. Che senso ha? Senza degni avversari non ci sarebbero belle partite: no? Essere pronti al grande calcio vuol dire infine capire queste cose. Non è infatti sufficiente andare in panchina in tuta, disporre bene i propri uomini e sorridere mite dopo ogni vittoria“.

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