Inter-Trapani 3-2, la lavagna tattica

L’Inter supera il quarto turno di Coppa Italia e si aggiudica l’accesso alla gara successiva che la vedrà impegnata al Friuli contro l’Udinese di Guidolin. Lo fa grazie ad una partita dalla natura bivalente che consegna contraddizioni, spunti di riflessioni e inaspettate incongruenze. Mazzarri sceglie di giocarsela con il consueto 3-5-1-1 costruito secondo rigidi criteri dovuti al turnover, scegliendo di dare spazio, visibilità ed opportunità a chi deve ripulirsi dalla tanta naftalina.

L’undici di partenza, dunque, prevede Carrizo come estremo difensore; Andreolli, Ranocchia e Juan in difesa; Wallace, Taider, Mudingayi, Guarin e Pereira a centrocampo; Kovacic ad ispirare Belfodil. Il Trapani, dal canto suo, vuole godersi il meritato premio dopo una lunga scalata e il tecnico Boscaglia, dichiaratamente di fede nerazzurra, porta con sè alla Scala del calcio italiano tutti i componenti della rosa (quasi 30 effettivi, ndr) per una gara dal sapore storico e romantico. Dal punto di vista squisitamente tattico, il tecnico della compagine siciliana, seppur facendo ruotare un pò gli uomini a disposizione, propone il suo cavallo di battaglia: un 4-4-2 scolastico, con due linee da 4 molto compatte ed ordinate.

L’ANALISI TATTICA

COSA HA FUNZIONATO – Nel primo tempo la squadra di Mazzarri, per l’inerzia dovuta alla manifesta superiorità, dispone a piacimento dell’avversario e della palla. Semplice, dunque, in tali situazioni far girare la palla e far correre a vuoto un avversario che, innanzitutto, vive l’incontro come un sogno di mezza estate. L’Inter, allora, corricchia, amministra, gestisce, fino a chiudere la prima frazione di gioco con 3 reti all’attivo arrivate da un piazzato di un tonico Guarin, dall’acuto di Belfodil e dalla freddezza di Taider dagli undici metri. Benissimo Andreolli che ha dato vita ad una gara in cui è emersa, peraltro, tutta la sua professionalità, non male, nei primi 45 minuti, Mudingayi, bene Taider e qualche spunto di Kovacic che, quando decide di cambiare passo, accende la manovra dell’Inter e l’entusiasmo della platea. Dinanzi a cotanta facilità, anche l’incompreso ed incomprensibile Pereira riesce ad azzeccare un cross, trasformato in gol dall’algerino ex Parma. La nota più positiva della serata, ad ogni buon conto, è l’ingresso di 3 giovani prodotti della cantera nerazzurra: Olsen, Donkor (che ritorna in campo dopo l’esordio nella passata stagione di Europa League, ndr) e, sopratutto, Federico Bonazzoli, secondo calciatore più giovane di sempre ad esordire con la casacca interista (al primo posto resiste stabilmente lo ‘Zio’ Bergomi, ndr), che si spera non venga accantonato come Longo e Livaja.

COSA NON HA FUNZIONATO – La mente non può non andare a quel 2010, quando, mentre il popolo nerazzurro si inebriava dinanzi ai fasti del Triplete, il povero Trapani festeggiava la promozione dalla Serie D alla Lega Pro Seconda Divisione. Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora e quel Trapani, in libera uscita ed in gita a San Siro, dopo un primo tempo passato ad ammirare le casacche interiste, acquista coraggio e, approfittando di una squadra nerazzurra addormentata e svagata, infila due volte (di cui una in seguito ad una rimessa laterale, ndr) la porta di Carrizo. Impensabile, dopo un primo tempo, dominato in lungo ed in largo, assistere a una ripresa in cui l’Inter ha praticamente staccato la spina. Questo atteggiamento superficiale e a tratti frivolo inizia a essere una costante sistematica, una malattia quasi endogena che, se ce ne fosse stato bisogno, testimonia quanto l’Inter debba viaggiare sempre a mille, non abbassare mai la guardia e tenere alta la tensione per poter rendere al massimo. Un problema di testa, quasi di psicosi per i risvolti incomprensibili, che viene amplificato quando le gambe iniziano ad andare in debito di ossigeno. A tal proposito, sarebbe stato il caso di cambiare qualche giocatore utilizzato di meno e comprensibilmente meno abituato al ritmo gara invece che far rifiatare calciatori titolari ma con più capacità aerobica a disposizione. Purtroppo, in questo momento, per condizione e caratura tecnica, anche con avversari modesti, Mazzarri sembra non poter rinunciare ai suoi titolarissimi che, in una squadra dalle ambizioni e dal blasone elevati come l’Inter, non possono ridursi ad 11 giocatori. Certo è che se in gare come quelle contro il Trapani chi è chiamato a lanciarsi o a rilanciarsi (come Wallace, giusto per nominare il peggiore) offre prestazioni mediocri, allora la sensazione che l’Inter, in questo momento, non possa rinunciare neanche a Jonathan dà la dimensione del problema. Gli equivoci tattici hanno fatto il resto: Belfodil, per caratteristiche che lo portano ad abbassarsi nella ricerca della palla, non può agire da prima punta, Kovacic e Guarin, al massimo, prefersicono partire dal centodestra e Taider sembra l’unico in rosa, insieme ad Alvarez, a poter giostrare da mezz’ala sinistra.

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