Inter Campus al fianco di giovani talenti con Fondazione UEFA

La prestazione vista in campo per la semifinale di andata di Coppa Italia contro la Juventus non è stata di certo un bel vedere, soprattutto non in linea con quello che i nerazzurri stanno dimostrando durante il campionato che li vede sempre là in alto in classifica.

La sconfitta con la rivale storica, la Vecchia Signora che in questa stagione sembra proprio aver perso il suo strapotere degli ultimi anni, resterà di certo un boccone amaro per i tanti tifosi fiduciosi di ritornare ad un’Inter conquistatrice di trofei. Tuttavia, non si ferma assolutamente il suo impegno verso i giovani talenti del pallone e gli aspetti sociali che esso comporta.

È così che la Inter Campus, che dal 1997 porta avanti una moltitudine di interventi di carattere sociale e di cooperazione a lungo termine, in 30 Paesi del mondo distribuiti su quattro continenti (al momento non ci sono progetti attivi in Oceania), avvalendosi del gioco del calcio come strumento educativo per restituire ogni anno a bambine e bambini tra i 6 e i 13 anni di età in condizioni di svantaggio socioeconomico, per cercare di garantire loro il diritto al gioco quale diritto fondamentale riconosciuto all’infanzia e all’adolescenza.

Con il supporto di 300 operatori locali si impegna in progettualità anche in sinergia con organismi internazionali, come nel caso di UEFA Foundation for Children: una delle più importanti organizzazioni internazionali con finalità sociali legate al mondo dello sport. Un sodalizio iniziato nel 2016, e che prosegue ancora oggi, in Israele e Palestina per portare pace e fratellanza fra i popoli mediante il calcio.

La collaborazione diventa ancora più intensa nel 2019, lavorando insieme in territorio venezuelano. Una nazione in forte difficoltà e dominata da tensioni interne, dovute all’estrema instabilità politica. E non poteva mancare nemmeno l’impegno nel continente africano, anch’esso fucina di grandi campioni, con il coinvolgimento di tutti i partner disseminati nella vastità delle sue aree.

In particolare sul finire dello scorso anno è stato ufficializzato l’intervento con Inter Campus nell’Africa subsahariana (Angola, Camerun, Congo e Uganda), e che consentirà alle delegazioni dei singoli Paesi di fruire della formazione itinerante sotto la supervisione dello staff tecnico di Inter Campus stesso.

Le rose del Club nerazzurro hanno sempre dimostrato di apprezzare le doti dei calciatori di origine africana, fisicamente spesso molto possenti, dalla lunga falcata e ottima attitudine al ruolo di forza come il centravanti di sfondamento. Sono decine quelli nella storia dell’Inter, a partire dal nome forse più discusso: Mario Balotelli. Ma l’elenco prosegue con Taribo West, Obafemi Martins e il primo africano giunto all’Inter Eddie Firmani (classe ’33).

Personaggi spesso controversi per vicende extra calcistiche, per i grandi tatuaggi o per una colorazione dei capelli capace di fare tendenza per l’unicità, ma che nascondevano nel loro passato proprio quelle situazioni di profondo disagio e pericolo nelle periferie. Ecco perché diverse mettono a disposizione la loro immagine e il loro denaro per progetti benefici nei luoghi di origine.

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