Cambiasso si racconta: quella squadra che ha fatto la storia

Un viaggio nella storia dell’Inter. “La storia dell’Inter in 50 ritratti” scritto da Fabrizio Biasin con Paolo Condò come collaboratore d’eccezione. E proprio Condò è riuscito a realizzare un’intervista particolare, che rievocherà dolci ricordi ai tifosi nerazzurri. Una chiacchierata con Esteban Cambiasso, storico eroe della cavalcata del 2010, grande uomo e grande calciatore che occupa di diritto un posto nel cuore di tutti i tifosi. Il Cuchu ha raccontato a Condò alcuni dei segreti di quel gruppo meraviglioso, spiegando come quella era si una squadra perfetta, ma che aveva soprattutto una gran voglia di riscatto.

Dal Mancio allo Special One

Un cambio difficile, come racconta Cambiasso, ma inevitabile. Mancini ha dato tanto all’Inter in quattro stagioni, riportandola sul tetto d’Italia. Ma era giusto cambiare, c’era bisogno di una scossa e Josè Mourinho era sicuramente la persona giusta per darla.

Una squadra internazionale

Polemico l’ex 19 nerazzurro sulla vicenda degli stranieri all’Inter, storia che usciva fuori dopo ogni partita in quanto nei nerazzurri c’erano pochi italiani. Critiche che disturbavano Cambiasso, perchè non conta da quale parte del mondo vieni, conta l’interismo che hai nel cuore.

Voglia di riscatto

Il segreto era la voglia di riscatto, il voler dimostrare che “non sono come mi avete etichettato”. Walter Samuel che era stato definito un brocco al Real Madrid. Lucio mandato via dal Bayern Monaco come se fosse uno qualsiasi. Sneijder fatto fuori a Madrid, Eto’o trattato come una semplice pedina di scambio dopo aver vinto un Triplete da protagonista. Milito e Thiago Motta che arrivavano dal Genoa e volevano dimostrare di meritarsela una big. Maicon, Stankovic, Julio Cesar, lo stesso Cambiasso, solo scudetti in bacheca, gli mancava l’ultimo passo per consacrarsi ed entrare nella storia. E poi Zanetti, Pupi, il Capitano, l’uomo che aveva toccato il fondo con la maglia nerazzurra addosso e l’uomo che più di tutti meritava di alzare al cielo il trofeo più ambito. Tutto sotto la saggia guida di Mourinho, che aveva lasciato il Chelsea tra le polemiche. Mourinho era sergente, ma aveva un cuore immenso, come dimostrato il durante il suo addio, subito dopo la finale.

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