Ricordi indelebili di una notte speciale, simbolo dell’Interismo

Cos’è un ricordo? Letteralmente, si intende come ricordo “l’impronta di una singola vicenda o esperienza o di un complesso di vicende ed esperienze del passato, conservata nella coscienza e rievocata alla mente dalla memoria, con più o meno intensa partecipazione affettiva“.

DIECI ANNI FA, LA NOTTE PIÙ BELLA

E a proposito di ricordi, perchè il destino di un interista è beffardo e mai banale. Il pensiero di ogni nerazzurro oggi va anche a Gigi Simoni, scomparso nelle prime ore della giornata proprio in occasione del decimo anniversario della notte di Madrid. Un brav’uomo, nel vero senso della parola, a cui lo stesso destino beffardo (diciamo così) ha tolto uno scudetto che avrebbe ampiamente meritato. Ciao Gigi, grazie per tutto quello che hai fatto per i nostri colori.

Se c’è però un ricordo conservato indelebilmente nella mente di ogni tifoso interista, più di qualunque altro, è certamente quello legato a una calda serata di maggio, un sabato, il ventiduesimo giorno del mese. Cosa abbia potuto realmente significare quella partita, quella notte, può saperlo solo chi si sentiva legato a quella squadra.

Non tanto per la gara in sé, apparsa forse più semplice di quanto non fosse realmente, in particolar modo dopo l’impresa del Camp Nou, quanto invece per le sensazioni, per le espressioni dei protagonisti. Quella di Massimo Moratti, sempre sorridente e mai scomposto ma visibilmente orgoglioso, finalmente, di aver eguagliato il padre. Quella di Diego Milito, eroe dalla faccia buona che al suo esordio in Champions League ha realizzato 6 reti, una più pesante dell’altra, che dopo il secondo gol al Bayern corre sotto la marea di tifosi con la maglia nerazzurra. Quella del Capitano, Javier Zanetti, in lacrime mentre abbraccia tutti i compagni di squadra in mezzo al campo.

Ma anche quella di Josè Mourinho, la cui ultima immagine in nerazzurro rimane quella quasi straziante nel tunnel del Bernabeu, quando scoppiò in lacrime tra le braccia di Marco Materazzi. E che dire poi di quel tifoso che, inquadrato inconsapevolmente dalle telecamere dello stadio, cantava “Pazza Inter” mentre riprendeva la festa con la sua macchina fotografica. Perchè il 22 maggio è anche questo, soprattutto questo. L’immagine di milioni di interisti, sparsi in giro per il mondo, che finalmente vedevano coronare un sogno che attendevano da tanti, troppi anni.

Il bello di un ricordo, l’esaltazione di un periodo di tempo limitato che si protrae per tutta la vita. Un legame inossidabile che lega la mente umana a qualcosa di speciale, di unico. Il 22 maggio non è stata solo la data della vittoria della Champions League dell’Inter, la terza della sua gloriosa storia. Il 22 maggio è l’estasi massima, un momento di gioia mai provato e che mai verrà dimenticato, qualunque cosa ci possa riservare il futuro. Il culmine di un percorso extra calcistico, un premio per tutti quelli che hanno deciso di soffrire per questi due colori.

Perchè in fondo di questo si tratta, di ricordi. Che sia lo sguardo commosso di un padre o quello festoso di un amico d’infanzia. La vita è fatta anche di questo, che piaccia o meno. Siamo legati a qualcosa di più che ad una semplice squadra di calcio, lo saremo per sempre. E allora grazie, ragazzi, per averci permesso di vivere questo sogno. Mai ci sarà sconfitta, delusione o torto di qualsiasi tipo che potrà cancellare tutto questo. Buon decimo anniversario, interisti di tutto il mondo.

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