Calciatori fermi fino al 18 maggio, l’AIC: “È discriminazione”

Si avvicina la fase 2 di questa emergenza sanitaria, ma le cose per i calciatori potrebbero rimanere tali e quali: dal 4 maggio gli atleti che praticano sport individuali potranno riprendere i propri allenamenti, mentre per i calciatori professionisti l’attività resterà vietata. Non c’è distanziamento che tenga, dovranno pazientare almeno fino al 18 maggio prima di ripopolare i campi di allenamento. Con un comunicato, l’Associazione Italiana Calciatori ha fatto sapere di essere contrariata, definendo la decisione dei vertici di Stato “illogica e discriminatoria” e chiedendo a gran voce un pronto intervento.

IL COMUNICATO DELL’AIC

L’Assocalciatori manifesta le proprie perplessità, nonché la sorpresa, in merito alla decisione del Governo sulla modalità di ripartenza dello sport italiano.

Si ritiene, infatti, discriminatoria, prima ancora che illogica, l’idea di far riprendere l’attività negli impianti sportivi ai tesserati di discipline sportive individuali e non consentire ai calciatori professionisti lo svolgimento di allenamenti in forma individuale nei centri sportivi, come peraltro già consentito nel mese di marzo 2020. 

La norma, inoltre, rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio!

Per il lavoratore sportivo la fase di riatletizzazione dopo questo stop obbligato è un passaggio necessario e utile anche ad evitare infortuni e per essere pronti per iniziare il 18 maggio gli allenamenti di gruppo; non v’è che non veda come sia sicuramente più pericoloso fare attività individuale nelle zone cittadine e su superficie inidonee.

Rimane l’auspicio di un pronto intervento del Governo utile ad eliminare le evidenti distorsioni che deriveranno dalla applicazione delle norme contenute nel DPCM del 26 aprile u.s..

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