EDITORIALE – Cara Inter, datti una calmata!

L’Inter ieri è incappata in una rimonta clamorosa, estremamente dannosa e a tratti imbarazzante, specie per l’atteggiamento espresso. Nel calcio moderno non si può dare per scontato nulla, l’aspetto psicologico è sempre più fondamentale con l’appianarsi progressivo del gap tra le squadre. Anni fa ci si poteva concedere di “addormentarsi” a partita in corso, quando si era in controllo, oggi assolutamente no. Le disattenzioni presentano un conto salato, come visto ieri. Tuttavia non è solamente l’atteggiamento a gara in corso il problema di questa Inter, ma soprattutto il come si affrontano le difficoltà. Non si può essere grandi piangendo.

IL RUMORE DEI NEMICI? DENTRO DI NOI!

O tutti sono colpevoli, o nessuno è colpevole. Lungi da me crocifiggere Antonio Conte. Sta facendo qualcosa che va oltre ogni più rosea previsione con una rosa modesta. Tuttavia l’Inter è da sempre una società in grado di essere la propria più grande antagonista e nemesi. Riusciamo a complicarci la vita da soli come nessun altro avversario potrebbe fare. Quindi certe esternazioni, certe dichiarazioni al posto e al momento sbagliato, sono perfettamente evitabili. Ok la rabbia positiva, l’essere istrionici condottieri, ma così si esagera. Qualcosa non va in questa Inter? Ovviamente. Siamo totalmente da buttare? No di certo. Anche perché, senza andare troppo lontano a cercare nel nostro campionato, c’è chi sta molto peggio.

Certamente la rosa va puntellata numericamente e qualitativamente. Sicuramente la pianificazione di questo primo anno di Conte non è andata alla perfezione, troppo lenta e improvvisata in estate. Ma così come i meriti della corona d’alloro in caso di vittorie vanno condivisi, così anche i demeriti vanno equamente divisi tra tutte le parti in causa. Intorno all’Inter c’è una sorta di foga, di clamore eccessivo. Tutto l’ambiente da agosto è preda di una frenesia immotivata e più dannosa che altro. Dirigenza, panchina, giocatori, tifosi. Tutta questa carica di aspettative e bramosia sta logorando un meccanismo che già doveva essere rodato con calma. Perché tutta questa fretta? Non facciamoci prendere dall’ansia da prestazione, dalla fretta. Bisogna avere pazienza. Ormai è un decennio che si aspetta di tornare grandi. Fa male questa attesa? Certo che si, fa tremendamente male. Ma finché si piange e si picchiano i piedi, si critica e ci si accusa, ci si appiglia  a ogni pretesto e si evita la realtà, la vittoria rimarrà un miraggio lontano.  Siamo i fautori di ogni nostra caduta, gli artefici del nostro stesso fallimento. Tutti, nessuno escluso. Il rumore dei nemici, cari tifosi, è dentro di noi. Perciò, diamoci una calmata.

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