Sarri gioca di fantasia. Conte perde Sensi e cabina di regia

Conte esce sconfitto. Solo limiti della rosa?

Il derby d’Italia è così. È una guerra di nervi. Un enigma da risolvere con una preparazione maniacale. Un asso nella manica da tirar fuori all’improvviso. Una carta “imprevisti” che può costringerti a rivedere il piano trovando soluzioni in corsa E in quel momento, si decide tutto.

LE SCELTE INIZIALI. Inter-Juve inizia con Sarri che sorprende tutti e schiera il tridente fantasia con Bernardeschi, Dybala e CR7. Niente punti di riferimento. Niente Pipita. Conte risponde con D’Ambrosio chiamato al raddoppio su Ronaldo e la solita doppia regia Brozovic-Sensi. Dietro la linea di 3 è forte fisicamente ma potrebbe soffrire su “palla scoperta” e attacco alla profondità.

Minuto 4, Ronaldo viene incontro e lascia spazio alla “Joya” che alle spalle di De Vrij, nonostante la copertura con i tempi giusti di Skriniar, fa 1-0. Sarri approved. Conte corre ai ripari, e dopo i primi 10 minuti di confusione, abbassa la linea dei tre e ricomincia a giocare dai 20 metri. L’Inter ritrova il bandolo della matassa.

SI FA MALE SENSI: CAMBIA LA PARTITA. Al 33′ però, l’allenatore nerazzurro pesca la carta “imprevisto” e inizia un’altra partita. Fuori Sensi e la sua qualità. La teoria vorrebbe Borja Valero: bravo nel palleggio e nella costruzione dal basso. La pratica però, dice che Conte lo utilizza come la panna nella carbonara: mai. Dentro Vecino. Cambia il copione tattico del match. Barella deve abbassarsi in fase di costruzione e l’uruguaiano non aggredisce Pjanic come fatto per 30 minuti dall’ex Cagliari.

Arriva il nuovo vantaggio della Juve. La bandierina si alza. Il primo tempo finisce in parità, ma Sarri sembra pronto ad andare a dama.

SECONDO TEMPO. L’Inter potrebbe giocare la carta Candreva, magari al posto di D’Ambrosio. Meno copertura, più qualità. Una via alternativa per uscire dal pressing e dare una mano a Vecino che da quella parte, almeno per quanto riguarda il palleggio, sembra in panne. Conte riconferma gli stessi 11 e il secondo tempo inizia ancora con la Juve padrona del campo.

Al 9′ della ripresa, la partita si sposta ancora sul binario Juve. Godin si fa male. Conte mette Bastoni in mezzo, apre De Vrij sul centro sinistra e riporta Skriniar sulla destra. L’Inter si abbassa ancora e Sarri ne approfitta. Dentro la gamba di Bentacur per coprire in mezzo, dove Khedira non può arrivare, e spazio ad Higuain.

Alla fine il coraggio di Sarri paga proprio con il gol del Pipita, mentre il rewind tattico della partita fa emergere qualche dubbio sulla prova di Conte.

La Juve di Sarri si mostra duttile e capace di cambiare sistema di gioco e interpretazione. L’Inter di Conte, no. È vero, la qualità della rosa fa la differenza. Ma potrebbe farla anche la capacità di adattarsi. I nerazzurri hanno assimilato solo un sistema di gioco e venuta meno una pedina, il giochino non funziona più. Una squadra come l’Inter deve poter reagire in qualsiasi situazione.

Ci si chiede perché, contro una Juve che non dà riferimenti centrali ci sia bisogno di schierare tre centrali fissi, anche dopo l’infortunio di Godin. Perché contro un centrocampo a rombo, con densità centrale, non si sia optato per il doppio esterno e il 2 vs 1 sull’esterno. Specie se uno dei centrocampisti avversari è Khedira, non proprio un fulmine di guerra. Perché non si sia trovata una contromisura a un Pjanic in giornata di grazia.

La rosa della Juve è superiore. Nessuno può dire il contrario. Ma sicuri che si sia trattato solo di questo?

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