Conte alza il muro: la sua Inter parte dalla difesa

Cinque gli incontri, due i gol subiti. I numeri di questo inizio stagione parlano chiaro: l’Inter gode di un comparto difensivo di assoluto livello. La sicurezza non arriva solo dai numeri. A far dormire sonni tranquilli al popolo nerazzurro sono infatti le impressioni sui singoli, unitamente alle prestazioni dell’intero reparto, come dimostrato dalla vittoria nel derby.

LA GDS LASCIA SOLO LE BRICIOLE: CHE DERBY LA’ DIETRO!

La difesa, nel calcio di Conte, ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale. Per l’allenatore pugliese il calcio, il suo calcio si costruisce sulla solidità difensiva. La concezione è chiara: comunque sia disposta la squadra, la difesa ha il compito di costruire per prima la manovra e di elargire un muro, alto e solido, per respingere l’attacco avversario. Spesso è stata a 3, in passato anche a 4 nel 4-2-4 contiano, antenato dell’attuale 3-5-2. Poco cambia.

Il match di ieri è stato il primo grande showdown di tutta la fase difensiva, non solo della retroguardia. Questo è il punto cruciale. Con Conte ogni reparto ha una sua importanza, nell’attaccare e nel difendere. Per quanto riguarda i tre dietro ottimo il lavoro nel tenere alta la linea e seguire il resto della squadra nella pressione alta.

Dopo lo scarico di Donnarumma o dei centrali sui terzini, infatti, la costruzione bassa del Milan non aveva sbocchi. La punta di parte marcava il centrale, Sensi impediva l’appoggio sulla mezzala l’esterno andava a pressare il terzino. Tutto ciò mentre il resto della squadra chiudeva progressivamente gli spazi per forzare il lancio lungo, facilmente leggibile dalla linea di difesa sempre pronta a scappare all’indietro.

Per il resto grande solidità sui calci piazzati e un forsennato lavoro in marcatura su Piatek, come già successo nel Derby di  ritorno della passata stagione. Spesso anticipato, il 9 polacco ha trovato pochissimo spazio in area, eccezion fatta per un colpo di testa spedito alto, finendo per uscire dalla sua comfort-zone e risultando sostanzialmente inutile.

BELLI DI NOTTE (QUASI)

Gli unici due pericoli sono arrivati in contropiede e su assolo di Theo Hernandez. Il primo, causato da Sensi, è stato sventato da Asamoah, con la galoppata di Suso che aveva messo tutti fuori causa. Il secondo è frutto dell’unico vero svarione della serata, quando a cinque dal termine Godìn si fa piantare in asso dal terzino francese: l’ex Real entra in area in velocità tagliando la strada all’uruguagio, che per non commettere fallo da rigore alza la sbarra. La conclusione, per fortuna dell’Inter, si stampa sul palo esterno, e spegne definitivamente le flebili velleità di rimonta del Diavolo.

Proprio su questi casi dovrà lavorare Conte. L’organico a disposizione è di alto rango e ha già delle spille appuntate al petto. Doveroso è non accontentarsi ed andare a limare i particolari, che per alzare un trofeo sono decisivi. Già contro Lecce, Cagliari e Udinese qualche svista aveva colto i tre guardiani. Ma Conte lo sa bene, e prima si tappano le falle prima si potrà urlare “terra!”.

A questo proposito dovranno farsi trovare pronti i due “secondi”, Ranocchia e Bastoni. L’ex capitano ha già esordito, e bene, col Lecce. mentre l’ex Parma aspetta ancora l’occasione giusta per farsi trovare pronto.

Menzione speciale, invece, per chi rende veramente versatile ed elastico questo reparto: Danilo D’Ambrosio. Il contesto Conte sembra davvero quello giusto per rendere ancora più decisivo il numero 33. Nei meccanismi giusti l’ex Toro ha tantissimo da dare in grinta, sacrificio e applicazione. Ieri ne ha dato la prova, nonostante la migrazione sulla fascia. Per il lavoro svolto, per la costante presenza nei momenti decisivi, sembra che a volte, specialmente nei Derby, non si possa fare a meno di lui. E si finisce per perdonargli anche un gol clamorosamente sbagliato a porta vuota.

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