SpazioInter’s Stories: Lorenzi, il “Veleno” dell’Inter

Molto prima che Mauro Icardi segnasse tanti gol alla Juventus la Vecchia Signora ha sofferto un attaccante nerazzurro tra gli anni 1947 e 1958. Si tratta di Benito Lorenzi, centravanti capace di segnare con l’Inter ben 138 reti, condensando un mix di classe a gesti unici. Soprannominato Veleno è stato artefice di prodezze non solo sotto porta.

La storia di “Veleno”, l’attaccante letale dell’Inter

Benito Lorenzi nasce a Borgo a Buggiano il 20 dicembre 1925. Nella squadra del suo paese muove i primi calci e ben presto brucia le tappe. Solo un anno all’Empoli nel 46/47 e subito le sirene nerazzurre richiamano Benito.

Benito, nome nato da uno scherzo, è voluto dal nonno del calciatore come sfottò verso il nuovo regime fascista causa della chiusura della sua panetteria. La mamma Ida invece lo soprannomina Veleno a causa dell’infanzia parecchio vivace.

L’Empoli lo preleva dal Borgo a Buggiano per 100.000 lire, mentre l’Inter lo preleva dai toscani per 12 milioni e tra i nerazzurri vi rimane ben undici anni.

Astuto, caparbio, forte fisicamente, oltre ad incutere timore alle difese avversarie spesso provocava i diretti rivali. Nell’immediato dopoguerra, dopo il “Grande Torino“, si ripropone la sfida tra Inter e Juventus.

Nella sfida del 1947, con San Siro stracolmo, l’Inter schiera una vivace mezzala destra, di classe e irriverente. E’ Benito Lorenzi. Dal nulla, il giovane decide la sfida con una doppietta e non contento provoca tutta la difesa juventina. Rava, stopper bianconero, ad un certo punto stanco delle provocazioni, gli rifila un cazzotto, ma Lorenzi, scheggia impazzita, si abbassa e il pugno colpisce Quaresima che va k.o. come i migliori pugili.

Attaccante spesso in doppia cifra con i gol, Lorenzi costruisce le fortune dell’Inter tra il 1952 e il 1954 quando insieme a Ghezzi, Skoglund, Nyers vince due scudetti rispettivamente con due e un punto di vantaggio sempre sulla Juventus.

I bianconeri non stanno molto a genio a Lorenzi che è colui che conia il soprannome “Marisa” per Boniperti. Istiga anche John Charles ribadendo più volte che la Regina d’Inghilterra era donna di facili costumi. “Mi spiace, sono gallese” la replica del gigante buono juventino.

Gol e magie, Veleno non si risparmia mai. Noto per strizzare “gli attributi” agli avversari non lesina critiche anche ai compagni. A Istvan “Stefano” Nyers piazza un cazzotto in faccia per un clamoroso errore sotto porta contro la Fiorentina, costringendo l’ungherese a lasciare il campo per vari minuti ma richiamandolo all’ordine immediatamente: “I conti io e te li facciamo dopo“.

Per tutta risposta di Nyers arriva il gol con rincorsa verso Lorenzi per regolare i conti. L’attaccante nerazzurro ha una doppia personalità, con bravate in campo ma anche l’essere un cattolico praticante molto assiduo, con una sola messa mancata a causa della mancanza di una chiesa nel paese dove giocava.

L’apice del “Veleno” arriva in un derby e non può essere diversamente. Un rigore assai dubbio in favore del Milan scatena l’ira degli interisti. Lorenzi, furbo come pochi, chiede al massaggiatore una fetta di limone e zitto zitto la sistema sotto il pallone pronto per essere calciato. Il risultato è un tiro alle stelle di Cucchiaroni (almeno sei metri) e fuga repentina di Benito negli spogliatoi.

Non può mancare neanche lo spettacolo in Nazionale. Espulso all’esordio con l’Inter contro l’Alessandria per Lorenzi arriva il bis contro la Svizzera nella partita persa 2-1 nel Mondiale 1954 che si gioca in terra elvetica.

Accade che Lorenzi rifila un calcio all’arbitro Viana e si scusa così: “Diciamo che lo scalciavano tutti, io ho solo avuto la sfortuna di essere l’ultimo a colpirlo“. Viana, arbitro brasiliano, spaventato dall’irruenza italiana chiede aiuto all’accompagnatore degli azzurri Andreolo che prima lo soccorre e poi appena lo ha a tiro gli rifila un ceffone in pieno volto.

Calcio d’altri tempi, romantico, sognatore e ispiratore di generazioni future. Benito Lorenzi chiude l’avventura all’Inter con 305 partite e 138 gol, venendo a mancare poi il 3 marzo 2007 a Milano. Il giorno dopo l’Inter destinata al titolo vince 2-1 a Livorno con qualche “Veleno” di troppo. Proprio come avrebbe voluto Lorenzi, il Veleno nerazzurro.

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