CdS – Mancini: “Inter, è stato un bene separarsi. Su Balotelli…”

Roberto Mancini gioia per gli amanti del calcio e dello spettacolo, croce e delizia nei suoi tanti anni da allenatore vincente. Un carattere particolare e deciso con la voglia di vincere che lo accompagna da tutta la vita. In questa intervista Mancini si racconta ai microfoni del Corriere dello Sport.

INTERVISTA MANCINI, LE PAROLE DEL TECNICO JESINO

Il Mancio mastica ancora amaro per come è andata a finire con i nerazzurri. Non ha grossi rimpianti perché sembra essersi abituato ad addii anomali ed al veleno:

“Ultima esperienza all’Inter travagliata? E’ stata comunque una buona esperienza. Io ho lavorato un anno e mezzo, abbiamo costruito una buona squadra e poi ci siamo lasciati perché secondo me non c’erano più le condizioni giuste per lavorare bene. Con poco quest’anno l’Inter poteva lottare per il vertice. Dopo un po’ abbiamo capito che era meglio separarsi. Forse è stato meglio per tutti”.

Un po’ di amarezza ancora si sente. Il fastidio che si porta dietro perché secondo lui i nuovi proprietari capivano poco o nulla di calcio. Ma il passato è passato e uno dei pochi, veri, grandi rimpianti e dispiaceri è sicuramente quello di Balotelli: “Io Mario lo conosco bene. L’ho fatto debuttare in serie A giovanissimo, nell’Inter. L’ho portato con me al Manchester City. E’ un bravissimo ragazzo, un ragazzo dal cuore d’oro, aveva grandi qualità quando ha debuttato. Al Manchester ha fatto bene perché comunque ha fatto gol, abbiamo vinto quasi tutto anche con lui. Poi non so cosa sia successo, è stato un dispiacere. Rischia di buttare via una carriera che poteva essere formidabile. Lui ha l’età di mio figlio più grande quindi gli ho parlato tante volte. Speravo che potesse capire. Forse capisce, però è giovane e quindi commette errori”. Il solito Mancini, diretto, freddo, che non perde tempo con inutili giri di parole.

INTERVISTA MANCINI, IL SOGNO DI ROBERTO

L’ex allenatore nerazzurro si racconta a 360°.  Dal provino al Bologna fatto di nascosto alla madre ai ritiri con Macina, dalle discussioni nello spogliatoio della Sampdoria ai consigli di Eriksson, alla coppia formidabile che formava con Vialli in campo e fuori, ma ancora ha ricordi nitidi delle sue migliori esperienza e nel cassetta ha ancora un sogno.

“Alla Sampdoria è il posto dove sono stato meglio, non sarei mai andato via da Genova. Mantovani era un uomo di un altro mondo. Era un genio. Era una persona perbene, era uno che capiva le cose dieci anni prima degli altri. Un presidente perfetto. Un uomo di altri tempi, non ne ho mai ritrovato uno così”.

La sua esperienza più bella da allenatore è stata quella in Premier ed il suo sogno è uno solo: “Romanticamente mi piacerebbe allenare la Nazionale. Per tanti motivi”.

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