Da D’Ambrosio a Eder: i ventuno acquisti della gestione Thohir

Occasioni di mercato, oggetti di lunghe trattative e spese ingenti, delusioni, buoni colpi, alcuni rivenduti poco dopo, altri sacrificati sull’altare del fair play, altri che forse potranno contribuire alla rinascita della squadra: sono i 21 giocatori acquistati nella gestione del presidente indonesiano Erick Thohir.

Tutto è cominciato da Danilo D’Ambrosio, ex capitano del Torino e arrivato nel gennaio del 2014 dopo una lunga trattativa con Urbano Cairo. Un rinforzo sugli esterni per mister Mazzarri, poi molto adoperato anche da Mancini. Di certo non un biglietto di presentazione da sogni, ma successivamente è arrivato di peggio. Il terzino è ancora parte integrante del progetto nerazzurro, ma costò un certo Benassi, prodotto del settore giovanile milanese e addirittura finito nel giro della Nazionale come riserva dei prossimi Europei. Il vero botto fu Hernanes, strappato alla Lazio per oltre 20 milioni e che fece sperare i tifosi nerazzurri in un futuro migliore. Il brasiliano non ripeté le prestazioni fatte vedere in biancoceleste, se non per i mesi finali del campionato 2014/2015: non bastarono a restare. Venduto alla Juve un anno fa senza troppi rimpianti e per un discreto gruzzolo.

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La sessione dell’estate 2015 è stata di gran lunga la peggiore . Austerity finanziaria ferrea e, di conseguenza, rinforzi di basso costo, peraltro quasi tutti sbagliati. Vidic a parametro zero si è rivelato un flop, M’Vila e Osvaldo sono stati frettolosamente salutati dopo soli sei mesi, Dodò si è perso dopo un buon inizio e il cambio di allenatore e ora, nonostante il giocatore non sia parte del progetto di Mancini, si devono ancora pagare i 7 milioni dovuti alla Roma per il suo obbligatorio acquisto definitivo. Si è salvato solo Medel, titolare inamovibile e raramente accusabile di scarso impegno o prestazioni deficitarie.

L’arrivo di Mancini scombussola le strategie: nomi più altisonanti, ma anche più costosi. Il mercato invernale di inizio 2015 ravviva sogni di gloria perduta, ma si tratterà di un’illusione caduta in fretta. Shaqiri e Podolski arrivano accolti da una marea nerazzurra in aeroporto, ma non ci sarà nessuno a riaccompagnarli 6 mesi dopo, quando se ne andranno mestamente dopo aver tradito le aspettative. Brozovic rimane l’unica consolazione di quel mercato di riparazione, che riportò alla base anche l’ex bimbo prodigio Santon, mai entrato, però, nel cuore di Mancini. È destinato a (ri)tornare in Inghilterra i prossimi mesi senza essersi preso alcuna rivincita. eder

L’ultima sessione estiva è stata roboante per ordine di Mancini, desideroso di un restyling poderoso, di cui si sono visti alcuni frutti: Miranda, Perisic e Murillo sono stati innesti importanti, Kondogbia si è preso il premio di più pagato dei tre anni, merito non dimostrato sul campo, ma qualcosa sotto l’albero si è visto negli ultimi mesi. Jovetic ha ancora un anno per dimostrare di poter essere giocatore efficiente e concreto: troppa discontinuità ne offusca il giudizio. Male Melo, rimandati nei lidi originari Montoya, Ljajic e Telles, che non hanno affatto incantato. Il cerchio si chiude con Eder, la cui inutilità era già data per scontata prima del suo arrivo. Il campo non ha fatto altro che comprovare quanto si pensasse già prima. Non si può però dire che la colpa sia stata del buon Erick.

Forse in questo elenco si potrebbero inserire Banega ed Erkin, quest’ultimo giá ufficializzato. Teoricamente non ci sarebbe nulla di sbagliato, ma entrambi vivranno una storia completamente diversa e saranno pagati da protagonisti diversi.

 

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