Pagliuca: “Lasciate in pace Mancini, è un sanguigno ma è un uomo vero”

Nella Sampdoria 1990/91 ci si ricorda spesso e a torto solo la coppia gol Vialli-Mancini, ma bisogna ricordare anche che l’estremo difensore di quella squadra era un giovanissimo Gianluca Pagliuca, che su La Repubblica spiega chi è Roberto Mancini e come va interpretato.

Il Mancio è un sanguigno, lasciatelo in pace – spiega Pagliuca che ha giocato per otto stagioni con Roberto Mancini nella Sampdoria – “Siamo molto amici, anche se ci sentiamo poco. Non fu facile legare, per la distanza d’età e d’importanza nello spogliatoio. È un tipo chiuso, timido, riservato”.

Non sono sorpreso più di tanto delle uscite di Mancini. Roberto vive le partite in un modo particolare, è uno vero. Capisco che questo si intoni poco con lo stile raffinato che ha fuori dal campo, accresciuto dall’esperienza inglese. Ma chi lo conosce sa che è sempre stato passionale. E uno può migliorare il proprio carattere, non cambiarlo. Non è mica un difetto, oh. Penso abbia litigato con Vierchowood e con Mikhailichenko, con Katanec e Maspero, e poi ricordo con Corini, Buso, Bellucci, Bertarelli. Anche con me, ovvio. Discussioni forti, ma sempre cose di spogliatoio. Se non sbaglio anche con Ferguson ha avuto un battibecco in Inghilterra”.

Da avversario Pagliuca-Mancini si scontrarono in un Samp-Inter del novembre ‘95 che il portiere ricorda ancora.

Eccome. Io uscii su di lui, lui chiese il rigore, Nicchi lo ammonì per proteste. Roberto s’infuriò: voleva uscire, si sfilò la fascia e i parastinchi, ma Eriksson lo lasciò in campo. Allora continuò a lamentarsi platealmente, se la prese un po’ con tutti, fino a farsi cacciare fuori. Ricordo che ero fra quelli che provarono a calmarlo, a limitare i danni, temevamo si mangiasse l’arbitro. Prese sei giornate, poi ridotte a quattro. In quei giorni si parlava di un possibile addio alla Samp, che si consumò solo l’anno dopo” 

Ma Mancini non è più teso di allora, no, gli episodi vanno contestualizzati. Ha perso un derby che poteva prendere un’altra piega col rigore di Icardi, è stato pure sfigato. Ha protestato per alcune decisioni, per me era punizione a due per l’uscita di Donnaruma su Eder. I tifosi l’hanno offeso in tutti i modi: ti viene da mandare tutti al diavolo. È l’istinto, è umano. Poi non hai il tempo di sbollire la rabbia, fai la prima intervista e da studio ti inchiodano subito sul gestaccio, invece di analizzare la gara. Mettetevi nei suoi panni. A mente fredda, ha chiesto scusa. È anche per questo che non faccio più l’opinionista in tv».

Su Icardi ha fatto solo una battuta. Dopo le carotine, serve il bastone ogni tanto, il grosso sbaglio, glielo dico da amico ed ex compagno, è stato accusare Sarri: un boomerang. Doveva risolverla faccia a faccia, senza telecamere. Lo aspettavano tutti al varco, adesso, e comunque appena lo vedrò gli dirò che quella volta lì, vent’anni fa, aveva ragione lui: era rigore”

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