Sarà con tutta probabilità uno dei protagonisti del match di lunedì contro il Napoli, fino ad ora è stato una pedina preziosa per Roberto Mancini, oggi lo intervista La Gazzetta dello Sport.
Felipe Melo è così, o bianco o nero, ma mai banale e soprattutto sincero e diretto.
La rosea inizia subito calcando la mano sulla sua nomea da cattivo:
Felipe che cos’è la cattiveria?
Ce ne sono due tipi: quella dell’anima che ti porta a far del male, che io non conosco ed un’altra che ti permette di insistere, di arrivare, di farcela. Questa è la mia vita. Ad esempio a 13 anni mi svegliavo alle 4 di mattina per prendere l’autobus. Vedevo gli altri ragazzi che uscivano dalla discoteca mentre io dovevo andare prima a scuola poi ad allenarmi. C’erano 2-3 ore di macchina: mio padre doveva fare il doppio lavoro, mia madre preparava il pranzo che prima mangiavo io, poi facevo mangiare mio padre mentre lui guidava. Questa è la mia cattiveria: insistere ed alla fine emergere.
La Gazzetta insiste imperterrita Mai entrato per rompere un avversario?
Il quotidiano sportivo milanese non molla la presa e insiste su questioni personali recenti e passate.
Ma Felipe Melo non ci casca e ribatte colpo su colpo. Anche quando gli viene chiesto di Diego Lopez in un lontano Fiorentina-Cagliari, il numero 83 nerazzurro spiega che in quell’occasione al termine della partita lui fu l’ultimo ad uscire ma Lopez lo stava aspettando appositamente sotto il tunnel e lì lo insultò e insultò la moglie che all’epoca era incinta, così lo colpì. Ma la situazione era ben diversa dal normale.
Finalmente si torna poi ha parlare di calcio e ovviamente del big match:
Quante possibilità ha l’Inter a Napoli?
Una è seconda e l’altra è prima.
A chi dice che l’Inter gioca un brutto calcio cosa risponde?