GdS – Kondogbia, dal “costa troppo” all’uomo dai 1000 dribbling

La Gazzetta dello Sport odierna analizza il percorso di Geoffrey Kondogbia, partito da una salita faticosa ma che ora sembra essersi stabilizzato su una tranquilla pianura.

UN NUOVO KONDO Kondogbia è stato il ragazzo più criticato di inizio stagione: per 11 partite ha sentito dirsi di tutto «costa troppo» al «chi è e chi l’ha preso?». Poi, alla dodicesima giornata, a Torino, con una prestazione più limpida del solito e con la sforbiciata ha dato l’inizio al nuovo Kondogbia. Quello che voleva Mancini per l’Inter.

INSERITO A CENTROCAMPO Kondogbia non è mai stato messo in discussione da Mancini. Ha infatti più volte affermato che i campionati spagnolo e francese sono troppi diversi da quello italiano perché intuisse subito mosse e contromosse: così, pian piano, Kondo si è messo a lavorare e alla fine si è inserito sempre meglio nei meccanismo a centrocampo. Ad oggi ha totaslizzato 12 presenze come Handanovic. Contro il Torino ha giocato 79 palloni, il gol lo ha aiutato, la squadra anche e il passar del tempo e gli allenamenti lo hanno migliorato . La non-convocazione di Deschamps con la Francia lo ha poi paradossalmente aiutato lui e Mancini: a capirsi, a plasmarsi sul Mondo Inter.

QUANTI DRIBBLING Kondo, all’Inter, ha legato con tutti ma in special modo con Gnoukouri e Biabiany. La sua vita è campo e famiglia col fratello Evans che gioca nel Renate; il suo obiettivo è far sì che quelle squadre che hanno momentaneamente qualcosa di più dell’Inter («Napoli e Roma») siano sempre meno distanti, perché «lo scudetto è un pensiero possibile». Kondo ha una peculiarità: dell’Inter è il giocatore che ha messo insieme più dribbling, 23. Ha il sinistro come piede preponderante, diversi palloni persi da farsi perdonare ma quando tenta lo scatto bruciante sa saltare l’uomo e proteggere la palla come pochi.

IDOLO TOURÉ Col suo acquisto il Mancio ha voluto colmare il vuoto del Grande Rifiuto dell’estate scorsa. Kondogbia  non ha personalità ed esperienza di Touré, ma una cosa è certa. Per Joffrey Yaya è un punto fermo della propria crescita. Ha più volte affermato infatti che i suoi idoli, o meglio, modelli, sono Vieira, Diaby e lo stesso Tourè.

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