GdS – Mancini, un anno fa il grande ritorno: ecco com’è andata fino ad ora

La Gazzetta dello Sport riporta e racconta le emozioni, gli aneddoti ed i giocatori che hanno contraddistinto i 365 giorni dal ritorno di Mancini sulla panchina nerazzurra.
Dalle 48 ore per convincersi a dire sì a Thohir, alla vetta della Serie A, dai litigi con i giocatori alla pallonata in pieno volto a San Siro.
Il Mancio definisce il suo anno nerazzurro come “Emozionante, intenso e faticoso…” e così è stato.

Partendo da una battuta il tecnico jesino: “Come mi ha convinto Thohir? Dicendomi che non c’è una lira. Io non gli ho creduto ed eccomi qui”, si accorse subito che il lavoro da fare era duro e molto lungo e si premurò a dire “Non sono un mago”, poi ci si mise di buona lena e soprattutto con un’idea precisa. Iniziò subito con l’1-1 ad opera di Joel Obi contro i rossoneri ed portò avanti il concetto della mentalità e della squadra in cui i giocatori militavano.
Le prime mosse di mercato del Mancini 2.0 si rifanno a con Podolski, arrivato in pompa magna ma ben presto sparito dal campo e dalle idee del tecnico, Shaqiri, subito utile e duttile e poi rilegato alla panchina ed i due superstiti di quest’anno Santon e Brozovic.
Da registrare anche due sfuriate al suo spogliatoio: quella dopo la sconfitta sconfitta con l’Udinese e dopo il pareggio con il Parma che fece scattare l’allenamento nella mattina di Pasqua.
Poi terminò la stagione, l’Europa sfumò ed il Mancio partendo da quelle che inizialmente furono prese come battute, diede vita alla rinascita nerazzurra.

Il Mancio non è un tipo semplice e chi sgarra ne paga le conseguenze. Lo sanno bene Osvaldo e sembra iniziare a saperlo anche Montoya che, seppur per motivi diversi, rischia di essere rispedito al mittente senza aver fatto neppure un minuto sul campo.
Ci sono, ovviamente anche delle passioni come Guarin e soprattutto Medel su cui dice: “Lo amo come calciatore. Se avessi tutti Medel con quel cuore vinceremmo ogni partita”.
E ci sono delle delusione, come quella che gli ha dato Yaya Tourè dopo una lunga trattativa e dopo mille moine, il giocatore gli ha voltato le spalle ed è  rimasto a Manchester.
Ma l’ex numero 10 ha la sua forza nel riprendersi e non si è perso d’animo ma ha spronato ancor di più Ausilio ha costruirgli una corazzata: Kondogbia, Melo, Murillo, Miranda, Jovetic e quello che lui stesso definisce come il miglior acquisto dell’estate, Perisic.

Il Mancio festeggia il suo primo anno in testa alla classifica e pace per le critiche di essere brutti e vincenti, come dice lui stesso: “Non siamo il Barcellona, ora sono importanti i tre punti, il bel gioco arriverà”.

 

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