Gds – L’analisi di Paolo Condò: “Forse serviva pazienza”

Fine penna della Gazzetta dello Sport ed assoluto conoscitore del calcio, Paolo Condò ha voluto analizzare il momento dei nerazzurri, partendo dall’arrivo in panchina di Mancini e dal paragone con quello che succede in Premier, soffermandosi sulle solite frasi di circostanza che tutti i dirigenti dicono quando arriva un nuovo allenatore.

“Sarà il nostro Ferguson. Si tratta di una minaccia vuota e insensata, non esiste in natura un organismo così coriaceo da resistere sulla stessa panchina di Serie A come fece Sir Alex. Permanenze così lunghe non sono matrimoni ma prigionie, come i tifosi dell’Arsenal hanno fatto capire sabato a Wenger con uno striscione educatissimo ma inequivocabile: Arsene, thanks for the memories but it’s time to say goodbye. Insomma, dieci anni senza vincere una Premier possono bastare a salutare un tecnico senza sentirsi Zamparini”.

Condò si sofferma sui tecnici che nel post triplete hanno guidato l’Inter senza fortuna: “Oggi navigano in classifica sopra l’Inter. Passi per Benitez, che al Napoli governa un organico da Champions League; ma il Genoa di Gasperini è un gustoso pranzo messo assieme con gli avanzi dei tavoli nobili, e pure l’Udinese di Stramaccioni – al quale va chiesto un calcio più propositivo rispetto a San Siro, perché lo sa fare – mantiene un punto di margine. È inevitabile che il pensiero corra alle richieste di mercato di Benitez o alle innovazioni tattiche di Gasp o alle formazioni incidentate di Strama. Forse non erano solo alibi. Mazzarri ha cercato di farsi capire senza conoscere la lingua del calcio metropolitano, Mancini ha schierato a Roma un undici così imbottito di mediani tanto da rasentare il codice civile; per essere più chiaro con Thohir avrebbe potuto giocare in nove, ma forse l’arbitro non gliel’ha concesso”.

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