Benitez vs Inter, Mazzarri vs Napoli: al San Paolo sarà sfida nella sfida

Lo scorso luglio, allorché vennero stilati i calendari per la stagione 2013/14, in molti cerchiarono in rosso la data del 15 dicembre. In primis Campagnaro e Mazzarri, che domenica sera ritorneranno per la prima volta al San Paolo da avversari dopo quattro anni di gioie e soddisfazioni. Un addio, quello del tecnico toscano, che ha generato sentimenti contrastanti nella piazza partenopea. De Laurentiis ha più volte manifestato, con la colorita dialettica che da sempre lo contraddistingue, la sua dispapprovazione allo snobbismo mazzarriano, che da anni inseguiva e bramava di allenare una delle tre grandi; e dopo una stagione trascorsa a nascondersi dietro a fantomatici anni sabatici, glissando a ripetizione su un possibile rinnovo, non ha aspettato un minuto ad accettare la generosa offerta di Moratti.

La piazza, forte del grande inizio degli azzurri (4 vittorie nelle prime 4 giornate di campionato e il prestigioso scalpo del Borussia Dortmund in Champions League, ndr), ha inizialmente deriso la scelta del suo vecchio condottiero di abbandonare una nave che sembrava prendere il largo nel calcio che conta, forte del profilo internazionale garantito dagli acquisti estivi. Nell’ultimo mese invece, in pieno stile italiota, le prospettive si sono totalmente capovolte: una sola vittoria, tre sconfitte e il pareggio rimediato in casa contro l’Udinese sabato scorso, hanno fatto sprofondare l’ambiente in un pessimismo di leopardiana memoria, generando il proliferarsi delle cosiddette “Vedove di Mazzarri”, che rimpiangono il pragmatismo dell’allenatore livornese e cominciano a storcere il naso nei confronti della filosofia calcistica di Benitez, ritenuta troppo spregiudicata e offensiva.

Paradossi di una cultura pallonara che colloca costantemente l’allenatore sul banco degli imputati e che, nello specifico, inverte cause ed effetti, finendo per etichettare uno dei tecnici più stimati d’Europa dal punto di vista tattico alla stregua di uno Zeman latino, incapace di curare la fase difensiva adeguatamente. E’ vero che il Napoli sta incontrando delle difficoltà nella propria metacampo, ma è altrettanto vero che le assenze di due giocatori fondamentali come Hamsik e Zuniga e l’inadeguatezza della rosa stanno incidendo in maniera determinante sulla tenuta della squadra.

Al fianco di Albiol, uno dei migliori difensori del campionato, si sono alternati Britos, Cannavaro e Fernandez, che per motivi diversi hanno dimostrato di non essere affidabili. Quando Benitez ha rinunciato (a inizio stagione per motivi di turnover) o ha dovuto rinunciare (per ragioni fisiche) a Zuniga, nel ruolo di terzino sinistro sono stati impiegati: Mesto (un esterno destro di centrocampo) Armero (un esterno sinistro di centrocampo) e Reveillere, un terzino destro raccatato alla buona dal mercato degli svincolati poche settimane fa. A centrocampo Inler e Behrami hanno finito la benzina dopo un avvio di campionato giocato a ritmi forsennati. Dzemaili non ha la disciplina tattica necessaria per ricoprire il ruolo di mediano. La quarta opzione è rappresentata dal giovane e acerbo Radosevic.

Ed ecco che vengono al pettine i nodi generati da un mercato condotto ancora una volta all’insegna del risparmio, a dispetto dei proclami intrisi di grandeur all’amatriciana di De Laurentiis: “Il Napoli ha 124.5 milioni da investire sul mercato con diligenza ed esperienza” (su Twitter il 17 luglio, ndr). A conti fatti ne sono stati spesi 80 (che diventano 16 al netto dei soldi ricavati dalla cessione di Cavani, ndr) e quelle lacune strutturali, che la società ha diligentemente ignorato, stanno cominciando a pesare sul rendimento degli azzurri, al di là di quelli che possono essere i demeriti di Benitez. Un altro che, lo scorso luglio , segnò in rosso la data del 15 dicembre, animato da un ardente senso di rivalsa nei confronti della società che lo scaricò tre anni fa. Mazzarri vs Napoli, Benitez vs Inter, due squadre in crisi e in cerca di riscatto: la tavola è apparecchiata.

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