La storia di Felice Natalino, un talento che ha detto addio al calcio giocato

La Gazzetta dello Sport dedica una bellissima pagina alla storia di  Felice Natalino, promessa del calcio italiano, dell’Under 21 e dell’Inter, che ha smesso di giocare a causa di un’aritmia al cuore. Una scelta difficile ma dovuta per preservare il suo bene più grande, la vita. Se ne accorgono per caso del suo problema durante una visita di routine prima di una tournée in Indonesia. Quel giorno la sua vita cambia, con la sospensione dall’attività agonistica, una crisi che lo sorprende a casa ed un intervento chirurgico d’urgenza.

Ora sta bene ma sono passati ventuno mesi dall’ultima volta in campo. Il calcio, il suo più grande amore però, non lo abbandona mai. E’ infatti diventato allenatore dei bambini, ai quali trasmette i suoi migliori valori quali la lealtà, la correttezza e la sportività. «Ogni tanto mi scopro a riflettere su quello che poteva essere e non è stato -dichiara- ma so che i problemi seri sono altri e che nulla vale la salute. Ho imparato a osservare il bicchiere senza chiedermi se è mezzo pieno o mezzo vuoto: non gioco più però poteva andarmi peggio, se penso al povero Morosini mi sento fortunato. E così quando ricordo un ragazzo che giocava con me nel Crotone: l’ha portato via un incidente, io sono qui, non ho il calcio ma ho la vita» .

Una grande maturità nonostante la giovanissima età, dettata dalle esperienza e da un destino particolare. « Avrei potuto far carriere ma purtroppo il destino ha voluto diversamente. Ma rimarrà per sempre in me l’onore di aver giocato con Dei come lui» . Il riferimento è a Samuel Eto’o, al suo fianco in una foto scattata insieme in ritiro con l’Inter. «Non immaginavo – racconta – che un’immagine e una riflessione potessero suscitare tanto clamore. Volevo solo fissare un momento caro, invece è stato interpretato come l’addio definitivo. In realtà avevo già deciso, seguendo il consiglio dei medici: niente più sforzi al cuore, al di là dei nulla osta. Ad ogni modo, ho avuto una risposta stupenda: mi hanno scritto in migliaia per augurarmi in bocca al lupo, ringraziarmi di piccole emozioni trasmesse, ripetermi che avrò altre opportunità» .

Tanti i momenti indelebili nella sua mente. «I momenti più belli? L’esordio in A a San Siro contro il Parma: diciott’anni appena, papà in tribuna. La prima da titolare all’Olimpico con la Lazio. E poi il debutto in Champions con il Werder Brema, il grande Zanetti che mi lascia il posto. Gioco ancora a calcio ma con gli amici, senza impegno. L’unico problema è quando facciamo le squadre: finisco per squilibrarle e così mi toccano sempre i più scarsi» .

Poi, le grandi soddisfazioni in un passato all’Inter ed un presente come tecnico della scuola calcio di famiglia.  «La società nerazzurra è eccezionale: mi è stata costantemente vicina, non ha nemmeno voluto rescindere il contratto, ancora oggi mantengo i contatti, soprattutto con il direttore Ausilio. Campioni come Zanetti e Cordoba mi hanno regalato parole bellissime e con tanti compagni delle giovanili non ci siamo persi: quello che vedo più spesso è Crisetig che adesso gioca a Crotone, è venuto pure a trovarmi alla scuola calcio. Mi piace dare una mano a mio padre. Amo il calcio, lo sport in generale, e spero, un giorno, di tornare a farne parte: non so se come tecnico oppure agente, studio giurisprudenza immaginando anche quel futuro» .

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