Crisi di sistema

crisi di sistemaDiffidate da chi vi parla di episodi sfortunati, di partita giocata alla pari, di buoni segnali. A volte si può dominare una partita anche senza imporre il proprio possesso palla o calciare ripetutamente verso la porta. E’ quello che ha fatto la Roma a San Siro, concedendo con sagacia molto campo alla sterile manovra nerazzurra e piazzando il cartello “Zona non calpestabile” nei pressi degli ultimi venti metri di campo.

E’ d’obbligo, dopo una disfatta di tale portata, un confronto tra sistemi, tra il relativismo di Garcia e il dogmatismo di Mazzarri. Il primo, appena arrivato nella capitale, è stato abile nel costruire un apparato omogeneo, in grado di sfruttare appieno le capacità dei più talentuosi, Totti e Strootman (fuoriclasse veri come, rispettivamente, non nascono e non arrivano più in Italia) su tutti, e di esaltare lo spirito dei gregari come Gervinho, Florenzi, Benatia e un De Rossi che, al fianco dell’olandese, è tornato finalmente a rendere come ha fatto da aiutante di Pizarro o Pirlo.

Mazzarri invece, fin dal primo giorno di raduno, ha imposto il suo sistema, l’unico che conosce. Non importa che Alvarez (il cui processo di crescita pare dipendere poco dal lavoro del mister che peraltro, appena arrivato, aveva chiesto la sua cessione) giochi perennemente fuori ruolo. Non importa che Palacio sia costantemente isolato in avanti e costretto a sfiancarsi correndo, il più delle volte, a vuoto. Non importa che si rinunci al talento di Kovacic per far spazio a Taider, Cambiasso e Guarin, a tratti impresentabili rispettivamente per poca maturità, troppa maturità e assenza di maturità.

Non conta che in mancanza di Jonathan (avessimo detto Daniel Alves…) per colpa della società non si ha un singolo esterno proponibile a questi livelli da accoppiare a Nagatomo. Non conta nulla di tutto questo, si va di 3-5-1-1 in ogni caso. Anche se si prende contropiede da calcio d’angolo, se non si arriva mai sul fondo per crossare, se non si accede mai all’area di rigore. Il sistema rimane valido anche quando la prova della realtà palesemente lo falsifica.

E’ un’idea di calcio che non consente progresso, che rimane l’obiettivo che questa squadra deve perseguire, ancora prima di quelli di classifica, che si fanno via via più improbabili. Non a caso ci ritroviamo a un passo da dove eravamo di questi tempi lo scorso anno. Un passo indietro.

Farebbe comodo oggi il punto in più che avevamo lo scorso anno di questi tempi…

 

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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