Samaden: “Il nostro obiettivo è formare giocatori. Ci sono stati tanti esordi in prima squadra, ma…”

Roberto SamadenIn un’intervista esclusiva realizzata da Alessandro Villa per Inter Channel, il responsabile del settore giovanile nerazzurro Roberto Samaden ha tirato le somme sulla stagione che si è appena conclusa. Ecco le sue parole:

Partiamo da quello che è inevitabile: anche quest’anno siete riusciti ad aggiungere un trofeo alla nostra bacheca: non ci ricordiamo l’ultimo anno in cui non abbiamo vinto niente a livello giovanile.

“Sì, anche se nelle Giovanili non sono i titoli quelli che determinano la riuscita del lavoro perchè in realtà il nostro obiettivo è quello di crescere e formare dei giocatori, però ovviamente i successi e le finali disputate sono l’indicatore della qualità di un settore Giovanile: in questo caso il dato che è uscito in questi giorni – 24 finali in 10 anni – è segnale della continuità del lavoro. Non è tanto un’annata estemporanea o straordinaria come quella della passata stagione, quanto la continuità che definirei impressionante”.

Analizzando la stagione della Primavera non si può non considerare il considerevole numero di giocatori prestati alla Prima Squadra: buona per certi versi ma ha risentito dell’emergenza ai piani alti nel momento chiave della stagione.

“Assolutamente sì, e oltre all’emergenza e la necessità della Prima Squadra ci sono stati una serie incredibile di situazioni sfortunate e di infortuni a ragazzi che magari non erano utilizzati in Prima Squadra e in quel momento per noi rappresentavano un valore importante proprio perchè mancavano alcuni che erano al piano di sopra, però io penso che il ruolo della Primavera sia proprio quello di essere a disposizione della Prima Squadra e se capita una stagione come questa ovviamente non puoi che risentirne, ma con grande serenità. Penso che il bilancio del lavoro di Bernazzani sia stato ottimo e ha dato la possibilità a qualche ragazzo che avrebbe trovato poco spazio invece di trovarne e quindi non è poi possibile con la Primavera di pensare di ripetere la stagione scorsa”.

Ci agganciamo alla Berretti per quanto riguarda il discorso del passaggio dei giocatori perchè rispetto alla finale Inter-Atalanta dell’anno scorso, quest’anno degli 11 che hanno finito la seconda partita, cinque o sei hanno esordito addirittura in Prima Squadra.

“La Berretti nel momento in cui abbiamo deciso di tornare a farla aveva un senso proprio di serbatoio e di cuscinetto nei confronti della Primavera che ora può essere impegnata anche in Europa e comunque ha una stagione ricca di impegni. quest’anno il Campionato Berretti ha un valore relativo perchè vi partecipavano 5 squadre professionistiche di A e B: l’obiettivo non era quello di vincere, ma di fare crescere giocatori e fare ponte nel momento in cui la Primavera ne aveva bisogno. Quest’anno c’è stato molto bisogno ed effettivamente tutti i ragazzi della Berretti che sono stati chiamati in causa hanno fatto molto bene. Penso che il senso reale del lavoro della Berretti e gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti, poi ovviamente dispiace aver perso la finale ma ci sta…”.

Passiamo a fare un bilancio dell’annata degli Allievi: pare esserci una sorta di maledizione, dalla classe ’91 in poi è sempre mancato qualcosa.

“Effettivamente da 4 o 5 anni, dall’anno dopo la finale giocata con la Fiorentina che abbiamo perso, a partire dagli Allievi ’93, i ’94 ed i ’95… non siamo fortunati nelle fasi finali ma va sottolineato come questo gruppo sia cresciuto tantissimo ed abbia al proprio interno un numero di giocatori di qualità veramente notevole: prova ne è che nella Nazionale vice campione d’Europa under 17, su 18 giocatori 6 provenivano dal nostro Settore Giovanile. La lezione da imparare penso sia che nelle fasi finali bisogna essere magari un po’ meno belli ma più efficaci, noi ci siamo dati questo obiettivo. Giocare a calcio e arrivare ai risultati giocando a calcio, ma probabilmente nelle fasi finali, complice anche il numero di incontri in pochi giorni, bisogna esser meno belli e più concreti. Resta il fatto che secondo me l’annata è stata positivissima, Cerrone ha fatto un ottimo lavoro e nel lungo periodo abbiamo fatto una prova infinita di prestazioni positive distanziando tutti. Non può essere la partita col Genoa o un episodio che ha condizionato -come l’espulsione di Bonazzoli- a cancellare quanto di buono fatto durante l’anno”.

Mi viene in mente Crisetig, Dell’Agnello e quest’anno Bonazzoli: voi non avete paura nel caso a far disputare ad un giocatore un’annata con quelli più vecchi di lui di un anno.

“Penso che sia giusto perchè quello che conta è quello che il campo dice. In questo caso Federico, come altri ragazzi in passato, all’inizio ha pagato un pochino il cambio di categoria, ma poi se uno ne ha le qualità fisiche e tecniche soprattutto, penso sia giusto non stare a guardare la carta d’identità”.

Per quanto riguarda gli Allievi B, non si misurano con un campionato nazionale ma si può registrare comunque un ottimo lavoro da parte di Gianmario Corti di preparazione dei ragazzi per disputare un campionato più competitivo l’anno seguente.

“I nostri ragazzi del ’97 venivano da una stagione molto intensa l’anno scorso quindi durante la prima parte della stagione han dovuto un po’ ritrovare le energie fisiche e mentali che hanno consumato durante una stagione che è stata lunghissima. Poi Gianmario è una garanzia da questo punto di vista: poche parole e molti fatti ed i ragazzi son cresciuti sia individualmente che come squadra, han disputato una serie di tornei in maniera positiva giocando con squadre straniere e quindi siamo assolutamente fiduciosi che l’anno prossimo possano ripetere quello che hanno fatto i 96 e magari aggiungerci qualcosina alla fine”.

Continuando col bilancio, i Giovanissimi Nazionali che per una volta non partivano in finale con l’etichetta di super favoriti, eppure han vinto un titolo forse per questo ancora più bello, sovvertendo il pronostico.

“Assolutamente sì, questa squadra che è sempre stata molto forte ha avuto un sacco di problemi e di sfortune, come quelli che hanno caratterizzato l’annata per tutta la nostra Società: aver perso i due attaccanti, tutti e due per lo stesso infortunio rarissimo in questa categoria – la rottura del crociato – effettivamente ha pesato per la stagione”.

C’è stato una specie di record: presentarsi con un tredicenne in attacco in un campionato di quindicenni penso non sia mai successo.

“Quello sì, ma a me piace sottolineare soprattutto questo lavoro straordinario di Benoit Cauet, che con un modo di fare molto umile e in silenzio non ha smesso mai di lavorare, di crederci e di far crescere questa squadra. La grossa differenza che mi ha colpito che ho notato guardando la semifinale contro il Milan è stata la crescita del nostro gruppo nel diventare una squadra vera, rispetto agli altri derby stagionali, e vedere i nostri avversari con ottime qualità a livello individuale ma con dei valori che non sono ancora quelli di una squadra. Di questo va dato merito a Benoit e al suo staff che non han mai smesso di crederci, anche in momenti non positivi o di depressione”.

A volte l’ex calciatore smette ed una settimana dopo un Settore Giovanile gli dà una panchina importante; Benoit ha fatto un percorso impegnativo e tortuoso, ha fatto tanta gavetta e ha vinto con un Centro di Formazione.

“Io ho conosciuto Benoit qualche anno fa, a parte prima da calciatore quando andavo a seguire e tifare per la nostra Prima Squadra, però ho avuto modo di apprezzarlo proprio per il percorso che ha scelto di fare, contraddistinto secondo me dall’umiltà, e infatti mettersi in discussione e iniziare all’Accademia Inter, che comunque per quanto forte resta una realtà dilettantistica. Crescere all’interno di questo Centro di Formazione è stata la cosa che mi ha colpito di più, nel momento in cui gli ho chiesto se volesse entrare nel nostro Settore Giovanile mi ha colpito ancora di più la sua convinzione e la sua totale disponibilità senza preoccuparsi neanche del contratto o della squadra che veniva ad allenare, ma semplicemente di poter entrare in un gruppo. Non mi ha sorpreso il lavoro di quest’anno perchè frutto delle sue esperienze passate, son doppiamente contento perchè è un ragazzo eccezionale e non sempre è facile per un ex calciatore entrare in un Settore Giovanile con tanto entusiasmo come lui”.

Noi l’abbiamo sentito per fagli i complimenti e lui minimizzava quasi a dire che con i giocatori che ha avuto a disposizione non poteva che vincere, a prova di grande umiltà.

“Invece non è vero perchè più di tante altre volte ci ha messo tanto di suo, nonostante la squadra sia indubbiamente di valore. E’ stato veramente bravo a uscire da una situazione e a portare poi a Febbraio la squadra con un energia incredibile alle fasi finali della stagione. Ci ho visto tantissimo la sua mano e non faccio fatica a riconoscerlo”.

Quest’anno complice l’infermeria di Appiano affollata abbiamo frantumato ogni record possibile per gli esordienti in Prima Squadra: considerando quelli del finale della scorsa stagione siamo vicini ai 20. Non è mai stato così visibile a livello mediatico il vostro lavoro, dallo scouting italiano ai giocatori presi all’estero alle opportunità di mercato…

“Effettivamente in una stagione come questa si fa fatica a capire quali di questi esordi siano da attribuirsi alle qualità di alcuni giocatori o alle reali necessità. I numeri non fanno testo in questa stagione atipica che spero non ricapiti più nella storia della nostra Società. La soddisfazione è che comunque molti di questi giocatori, se non tutti, si sono dimostrati all’altezza più che dal punto di vista tecnico da quello mentale, e non solo negli esordi ma anche negli allenamenti: tanti giocatori della Prima Squadra hanno anche sottolineato come i nostri ragazzi quando sono andati su hanno avuto la mentalità giusta, anche solo per fare un allenamento. Quindi mi auguro che in futuro gli esordi saranno legati a reali possibilità dei ragazzi e non di necessità, sperando che la nostra Prima Squadra non venga falcidiata da una serie così incredibile di infortuni”.

 

Fonte: inter.it

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