Ripartire da zero. Analogie e differenze tra le due peggiori Inter targate Moratti

peggiori Inter targate Moratti Castellini 1998-99Capolinea Strama. Dai rumors emersi ieri sera, fino all’incessante susseguirsi di notizie in questa mattinata, tutti i tifosi interisti hanno intuito che l’avventura del tecnico romano sulla panchina dell’Inter era giunta al termine. Una fine “rovinosa”, un po’ come il 5-2 incassato dall’Udinese nell’ultima giornata della Serie A, fatta di contraddizioni e perplessità. Il futuro dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) chiamarsi Walter Mazzarri, uno degli allenatori più quotati del panorama italiano attuale.

Questa situazione, questa sorta di nube grigia che circonda i pensieri dei vertici societari nerazzurri e che dovrebbe schiarirsi a breve, presenta moltissime analogie con un’altra Inter “fallimentare”, ossia quella della stagione 1998/1999.

Era il campionato successivo a quello del famoso Juventus-Inter, quello di Ceccarini che non fischiò il rigore per il fallo di Iuliano su Ronaldo; sulla panchina nerazzurra, almeno inizialmente, vi fu Gigi Simoni, un allenatore “normale” che riuscì a restituire a un ambiente “depresso” come quello nerazzurro la voglia e la consapevolezza di poter lottare per obiettivi importanti; l’ex tecnico della Cremonese restò sulla panchina interista fino all’undicesima giornata (Inter-Salernitana 2-1, ndr), quando, ancora in corsa per diversi traguardi, fu allontanato per lasciar posto dapprima a Lucescu, poi a Castellini e infine a Hodgson.

Da quel momento l’Inter ebbe una flessione drastica, collezionando figuracce nei diversi stadi della Serie A, dal 4-0 in casa della Samp al 2-0 incassato a Salerno, entrambe retrocesse, passando per le sconfitte di Bari e Venezia e per il pareggio interno con il Vicenza (anch’esso relegato in B a fine campionato).

Le analogie con la squadra del patron Moratti 2012/2013 sono tante, dalle notevoli aspettative di inizio stagione poi disilluse ai tonfi disarmanti, vedi Siena, Udinese e Bologna, solo per citarne alcuni, dalla scarsa vena realizzativa delle punte (14 le reti di Ronaldo allora, 12 quelle di Palacio oggi) alla confusione generale che dominò quel nefasto campionato. L’unica differenza è rappresentata dalla “costante Strama, al timone dalla prima all’ultima giornata, capace di mettere la faccia anche oltre i suoi demeriti.

Per risollevare la truppa nerazzurra, all’epoca venne chiamato Marcello Lippi, pluricampione d’Italia nelle stagioni precedenti con la Juventus; i libri di storia parlano chiaro: dopo un “insipido” quarto posto, con annessa qualificazione alla Champions ottenuta solo vincendo lo spareggio con il Parma, la sfuriata dopo il K.O. di Reggio Calabria all’esordio della stagione 2000/2001 (“Fossi il presidente manderei via subito l’allenatore, prenderei i giocatori, li attaccherei al muro e darei tanti calci nel culo a tutti perché non esiste giocare in questa maniera”), l’esonero immediato e un altro campionato deludente.

A distanza di quasi 15 anni, sulla panchina dell’Inter siederà con tutta probabilità Mazzarri, toscano come l’allenatore Campione del Mondo 2006, uno degli allenatori più quotati del panorama nostrano, abile a conquistare un piazzamento Champions per due anni con il Napoli di De Laurentiis.

Le analogie con i nerazzurri dell’epoca sono tante e tutte inquietanti. L’unica vera speranza è che l’avventura alla Pinetina del toscano Mazzarri sia migliore di quella del suo conterraneo Lippi; se lo merita l’Inter, se lo meritano i tifosi.

Impostazioni privacy