Ciak, si gira! L’Inter riparte dalla regia di Mateo Kovacic

Kovacic Cagliari-InterSe, in preda a uno slancio di sano ottimismo e a un impulso di vitale positività, si decidesse di vedere il bicchiere mezzo pieno cercando qualche nota positiva in questa sciagurata stagione nerazzurra, si potrebbe pensare, ad esempio, all’acquisto di quel Mateo Kovacic che, partita dopo partita, si sta rivelando sempre più una felice intuizione di mercato e di prospettiva.

L’ex centrocampista della Dinamo Zagabria è entrato nel vivo del gioco dell’Inter come nessuno aveva mai fatto dai tempi del Triplete e di Thiago Motta. Un prospetto di lungo avvenire che sta regalando qualche motivo di sorriso e di speranza ad un popolo, quello interista, traumatizzato, sconcertato, svilito.

Nonostante la giovanissima età, il numero 10 nerazzurro sta emergendo non soltanto per le indiscusse ed indiscutibili qualità ma, anche, per una personalità ed una sfrontatezza rare per un giocatore che la caratura anagrafica vorrebbe maggiormente acerbo.

Il senso di responsabilità e il rifiuto della giocata scontata ed ordinaria che lo portano a forzare il ritmo, tracciano il profilo di un futuro campione che, per molti anni, potrà rappresentare una ricchezza per la squadra meneghina. Schierato in posizione inedita contro il Cagliari (da trequartista si era visto soltanto nella debacle di Londra contro il Tottenham, ndr), il talentino croato, seppur a sprazzi, ha offerto un saggio della sua bravura, regalando giocate e quelle accelerazioni repentine nel breve che rappresentano la sua principale peculiarità.

L’idea di Mister Stramaccioni era quella di limitare la principale fonte di gioco cagliaritana (Conti) e di sfruttare le qualità di Kovacic in fase di rifinitura. Per quanto abbia dato vita ad una prestazione comunque positiva, testimoniata anche dall’arcigno trattamento riservatogli dai centrocampisti sardi, al designato erede di Boban, però, mancano, per sua natura, la capacità di inserimento senza palla e di attacco della profondità che rappresentano un valore aggiunto per un trequartista.

Per sua stessa ammissione, il centrocampista croato predilige una posizione più bassa ed arretrata che lo coinvolga costantemente nella costruzione del gioco e che gli consenta di partire da lontano per poter sfruttare maggiormente il fraseggio corto e il suo notevole cambio di passo, utili per scavalcare la linea mediana avversaria.

Un investimento per il futuro e per il presente che, accolto magari con un po’ di sarcasmo e di scetticismo, sta regalando alla società la sensazione di avere tra le mani il regista che saprà girare una nuova pellicola (si spera vincente) della storia a tinte nerazzurre.

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