Attacco ai minimi termini: quando i soli Palacio e Cassano non bastano

Fiorentina-Inter delusione Palacio CassanoQuando si deve valutare una stagione, sia essa poco positiva o addirittura fallimentare, oltre agli errori, più o meno evidenti, di tecnico, giocatori e dirigenti, ci sono diverse variabili da tenere in considerazione quali gli la sfortuna, le squalifiche e gli infortuni, elemento quest’ultimo che incide notevolmente soprattutto se la panchina è “corta”.

Nel “valzer delle punte” avvenuto in gennaio, l’Inter ha lasciato partire Sneijder, Coutinho e Livaja, quest’ultimo nell’ambito dell’affare Schelotto, prendendo il solo Tommaso Rocchi; se, a questa gestione poco ocultata degli uomini offensivi, si aggiunge l’infortunio di Milito, con conseguente perdita del riferimento offensivo, un calo di rendimento in fase di costruzione della manovra ancor più che in zona gol, dove Palacio sta facendo i salti mortali per non far rimpiangere il Principe, è fisiologico.

Purtroppo la coperta nerazzurra, incredibilmente corta quando si parla del parco attaccanti, appare veramente mini se messa a confronto con quella di altre concorrenti: il Milan, accanto agli inamovibili Balotelli ed El Shaarawy, schiera uno tra Niang, Boateng, il quale però è più un centrocampista offensivo, Bojan e Robinho, con Pazzini prima vera alternativa in caso di forfait di SuperMario, la Roma, tra alti e bassi, può contare su Totti, Osvaldo, Lamela e Destro, oltre alla duttilità di Pjanic e alla freschezza di Nico Lopez, la Lazio sabato ha ritrovato Klose, centravanti temibile che va ad aggiungersi a Kozak, Floccari e Saha, senza contare i varirifinitori come Hernanes, Candreva ed Ederson che operano in mezzo al campo.

Anche la Juve, tanto elogiata per il ritmo imposto al campionato quanto criticata per l’assenza di un bomber con l’istinto “killer” sotto porta, sabato ha mostrato come il suo parco attaccanti attuale faccia impallidire quello nerazzurro: se, da un lato, il povero Strama ha dovuto giocare la carta Rocchi a poco meno di un quarto d’ora dalla fine per cercare disperatamente il pareggio, mandando anche Handanovic in the box per l’assalto dell’ultimo minuto, Conte ha potuto tenere a riposo il febbricitante Vucinic, attaccante in grado di spaccare la partita con le sue giocate e Giovinco, la cui metà in estate è stata pagata 11 milioni (forse le valutazioni eccessive si fanno anche a Torino e non solo sulla sponda interista dei Navigli).

Al loro posto non sono certo scesi in campo due sprovveduti, bensì due attaccanti che, nonostante un minutaggio non elevatissimo, mantengono una media realizzativa di tutto rispetto, sognano, chi più chi meno, un posto nei 23 per Brasile 2014 e sono costati una cifra non trascurabile: ai 15 milioni di Quagliarella, autore di un gol e un assist, si aggiungono i 18 di Matrimatch winner con la sua zampata di destro ad anticipare Ranocchia.

Questa disparità che si è creata, per sfortuna e per demeriti, nel reparto offensivo, è l’immagine lampante di una stagione che poteva essere brillante, ma non lo è stata: toccherà ricominciare con calma, partendo dal buono che si è salvato e ristrutturando dove ci sono crepe e lacune, per non dover rimpiangere certi addii o guardare al passato come unica consolazione per gli insuccessi del presente.

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