Ospite speciale di “Undici”, il talk show calcistico condotto da Pierluigi Pardo e in onda tutti i lunedì su Italia 2 (canale 35 del digitale terrestre), Julio Cesar è tornato a parlare di Inter, ripercorrendo alcuni dei momenti più importanti della sua avventura in maglia nerazzurra.
Il racconto parte, però, da più lontano, dagli inizi della sua carriera in Brasile: “E’ cominciato tutto con il Flamengo, quando avevo 12 anni. E’ la squadra del mio cuore e mi ha dato la possibilità di diventare un giocatore importante. Devo ringraziare loro se sono diventato un professionista. Per me resterà sempre una seconda casa”.
Julio racconta poi un aneddoto sul suo approdo all’Inter: “Quando sono arrivato Toldo era titolare e aveva un nome molto rispettato. Il primo anno era normale ci fosse un po’ di rivalità, poi nella seconda stagione il nostro rapporto è migliorato tanto. Noi giocatori siamo egoisti, vogliamo sempre giocare, ma quando parliamo di Francesco posso solo togliermi il cappello. Mi ha rispettato e dopo un po’ di tempo siamo diventati amici. Con quello che mi è successo in estate ho pensato a lui, mi ha insegnato a comportarmi da professionista, anche quando le cose non vanno come ti aspetti“.
“Se sono rimasto male per la scelta della società? Sì, non sono uno che si nasconde. Ci sono rimasto male per il loro atteggiamento, ma alla fine ho avuto un colloquio con il presidente e abbiamo chiarito tutto“. A proposito dell’addio, l’Acchiappasogni torna sulla serata del suo ultimo saluto a San Siro: “Ringrazio il presidente Moratti, che mi ha dato l’opportunità di incontrare ancora una volta i tifosi. E’ stata una bella serata, anche perchè io sono molto emotivo, mi emoziono facilmente. Gli interisti sono nel mio cuore, in sette anni mi sono sempre stati vicini, anche nei momenti difficili. Abbiamo vissuto emozioni fantastiche insieme. Indimenticabile”.
Indimenticabile, come la notte del 22 maggio 2010: “E’ stato il momento più importante della mia carriera. Quando rivedo le immagini della finale mi viene da piangere”. Inevitabile poi una battuta sul condottiero di quella magica squadra: “Mourinho è una persona molto intelligente, riesce a far diventare forti i giocatori normali. Vive di calcio ed è lui il segreto di quell’Inter che ha vinto tutto. Non ammette la sconfitta e trasmette a ogni giocatore questa sua voglia di trionfare. Il primo anno con lui è stato veramente molto bello, il secondo un po’ più difficile perchè c’era troppa pressione su di me da parte sua. Ma ho saputo gestire la situazione e dopo un bel colloquio con lui ho finito bene la stagione”.
Si parla quindi delle possibili rivalità tra sudamericani all’interno dello spogliatoio nerazzurro, ma il numero uno verdeoro ci tiene a smentire queste voci: “Io con gli argentini ho sempre avuto un buonissimo rapporto. Milito è come un fratello, abitavamo nello stesso palazzo. E posso solo ringraziare il destino per avermi permesso di giocare con calciatori come Samuel, Zanetti e Cambiasso. Quando l’Inter ha deciso di vendermi loro mi sono stati vicini. E’ stata una bella dimostrazione di amicizia”.
In chiusura qualche battuta sull’Inter del presente: “Se può vincere lo scudetto? Io ci credo, in fondo è due anni che l’Inter non vince il campionato e la gente è abituata a vedere la squadra trionfare. Anche da Londra continuo a seguire l’Inter, sono il primo tifoso. Sta andando alla grande e penso possa giocarsela con la Juve. Stramaccioni? Abbiamo avuto un rapporto veloce, ma è uno in gamba, umile, intelligente. Ha ancora tanto da imparare ma credo abbia approfittato nel migliore dei modi dell’occasione che gli ha dato il presidente Moratti. Sa che lo stimo tantissimo e tifo perchè possa vincere tanto nella sua carriera. Per me è un Mourinho più giovane. Ha grinta e voglia di vincere. Handanovic? All’Inter può affermarsi a livello internazionale e se riuscirà a confermare le cose che ha fatto vedere a Udine, diventerà uno dei portieri più forti del mondo. Spero possa vincere con l’Inter quello che ho vinto io“.