Alla scoperta di Ricky Alvarez: “L’Inter è nel mio destino…”

Ricardo Gabriel Alvarez, giovane centrocampista argentino classe 1988, è approdato ad Appiano l’estate scorsa ed è ritenuto da molti un vero e proprio talento. Ormai siamo quasi al termine della sua prima stagione nerazzurra e si avvicina il momento dei bilanci.

Dopo un comprensibile avvio difficile, l’ex Velez è stato uno degli artefici principali del filotto di vittorie targato Ranieri. Purtroppo, complice l’infortunio al ginocchio, il numero 11 nerazzurro si è dovuto fermare ai box per due mesi e l’Inter ha risentito non poco della sua assenza.

Nei giorni scorsi Ricky è stato ospite della trasmissione “Click” su Inter Channel, dove ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha ripercorso tutta la sua carriera. Come spesso accade si parte con il ricordo della città natale e della squadra in cui sono stati tirati i primi calci ad un pallone: Buenos Aires è la mia città, dove sono nato e cresciuto. Ho passato tutta la mia vita lì, ho conosciuto tanta gente che mi vuol bene e che mi manca un po’, ma li porto sempre con me”.

Ho iniziato a giocare all’età di 6-7 anni nel Boca Juniors. Ho passato tanti anni lì e ho tantissimi ricordi. Un bambino in Argentina comincia a giocare nella squadra del proprio quartiere, e se viene osservato da qualcuno che lavora per un grande club, loro vanno a parlare con i genitori. E’ stata un’esperienza bellissima, perchè da bambino giocare in una squadra come il Boca è importante, ma poi io arrivai al Velez che è il mio vero club.

E proprio il Velez, la squadra che ha creduto in lui, è quella a cui è rimasto più legato: “Ho vissuto tante emozioni, felici e meno felici. Questa è la mia squadra, lì ho conosciuto tanta gente che mi ha fatto stare troppo bene e se adesso sono così è grazie a loro. Ho imparato tutto lì“.

Finalmente poi si passa all’arrivo in nerazzurro, alle preoccupazioni iniziali e al legame con la famiglia, trasferitasi con lui in Italia:Il primo giorno è stato bellissimo, ma anche un po’ difficile perchè sono arrivato con mio papà e non capivamo cosa stesse succedendo intorno a noi. L’Inter è una squadra troppo grande, arrivare e giocare qui per me è un sogno che si è realizzato. Se mio papà è critico con me? Sì, sì… troppo (sorride, ndr). Cosa mi ha detto durante il viaggio per Milano? Abbiamo avuto tanto tempo per parlare, perchè il viaggio è lungo. Lui mi ha sempre detto di essere me stesso, è questo che mi ha fatto arrivare qui. So che la mia famiglia è sempre vicino a me e non resterò mai da solo, per me questo è troppo importante.”

In chiusura spazio a un piccolo ricordo d’infanzia, strettamente legato al suo destino nerazzurro: La maglia dell’Inter me la regalò mio papà da piccolo. E’ il destino, io non avrei mai potuto immaginare di arrivare qua. Devo ringraziare Dio per questa opportunità”. 

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