La “Brujita” Veròn si ritira, il calcio perde un po’ di magia

Veròn saluta tutti e se ne va, smette, si ritira. La “streghetta” farà la sua ultima magia nella notte del 31 ottobre -Halloween, non a caso- e poi sparirà dai campi da gioco portandosi via i suoi 5 campionati, 4 Coppe di Lega, 3 Supercoppe, 1 Coppa Uefa, 1 Supercoppa Europea, 1 Libertadores e 2 Palloni d’Oro sudamericani, oltre che un pezzettino dei cuori di tutti coloro che ne hanno ammirato la classe e il talento fuori dal comune. La “Brujita”, figlio della “Bruja” Juan Ramòn, chiude dove aveva aperto la sua strepitosa carriera, all’Estudiantes, in Argentina, a casa. La partita tra i Pincharratas (i Pungitopi) e il Racing Club di Avellaneda dovrebbe essere l’ultima apparizione di Juan Sebastiàn, sempre più tormentato dai dolori alla caviglia operata e che ne sta limitando notevolmente le presenze in campo.

Nei due anni in nerazzurro, dal 2004 al 2006, Veròn ha disputato 74 partite condite da 3 gol in campionato e uno, storico, che ha regalato la gioia più grande di “quegli” anni a tutti i tifosi dell’Inter: rete decisiva nella finale di Supercoppa proprio contro la Juventus.

Oltre i numeri, la grandezza del giocatore la racconta una frase passata di bocca in bocca tra i suoi compagni del biennio nerazzurro: “Dare palla a Veròn è come metterla in banca”. Non solo: una volta che i piedi magici della streghetta accarezzavano il pallone era lecito, da compagni e pubblico, aspettarsi qualcosa di speciale. Punizioni dipinte, cambi di gioco col goniometro, giocate spettacolari. Tanto talento racchiuso in un corpo fragile, come dimostrano i tanti infortuni patiti specie in Inghilterra, non gli ha impedito di entrare nella FIFA100, la lista dei migliori giocatori di calcio viventi stilata con la supervisione di Edson Arantes do Nascimento, per tutti Pelé.

Meno di un mese e forse diventerà il presidente della squadra che lo ha visto nascere e crescere calcisticamente, e dove ha deciso di chiudere a 36 anni. Migliaia di tifosi allo stadio lo applaudiranno per l’ultima volta, lui farà un inchino, oplà, una magia da “brujita” e il mondo del calcio sarà un po’ meno magico.

74 volte grazie, Juan Sebastiàn.

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