GdS – Jovetic: “La 10 l’ho chiesta io, l’Inter mi voleva già da tempo”

Gol all’esordio e maglia numero 10 sulla schiena. Inizia bene la stagione di Stevan Jovetic, che nella giornata odierna rilascia un’intervista a La Gazzetta dello Sport, iniziando a parlare della prima volta che ha incontrato i nerazzurri: “Era nell’estate del 2007, si giocava Inter-Partizan. Io ero capitano, nonostante non avessi ancora 18 anni. Dall’altra parte Mancini era in panchina e giocava gente come Stankovic, Balotelli e Ibra, che segnò proprio il gol vittoria. I colpì solo il palo. Il giorno dopo mi comunicarono che l’Inter era interessata a me”. 

Dopo questo aneddoto, il montenegrino parla anche del periodo in cui Pellegrini lo escluse dalla lista Champions: “Il giorno in cui seppi dell’esclusione, decisi di andare via dal Manchester City. Non voglio fare nessuna polemica, ma sono sicuro di raggiungere la Champions qui”. Poi, JoJo fa anche un invito speciale: “I miei genitori verranno al Derby di settembre”. Ecco la prima parte dell’intervista:

Coincidenze e colpi magici: il nerazzurro è nel suo destino.
“Si riferisce al primo gol in Italia? Sì è vero lo feci proprio contro l’Atalanta, su rigore. Vincemmo 2-1. L’altra sera ancora contro i bergamaschi. Sì, in effetti è una bella coincidenza, considerando anche l’amichevole di otto anni fa contro l’Inter di Mancini”

La 10 sulle spalle e il primo gol a San Siro per i primi 3 punti.
Provai un emozione simile a Firenze, quando segnai contro lo Sporting Lisbona ai preliminari di Champions. Ho provato una gioia pazzesca, fare gol a San Siro, all’ultimo minuto e al mio debutto”

Appunto: il fermo immagine dopo l’1-0.
“Tutti erano impazziti, e io anche. Tutti quei tifosi sembravano venissero ad abbracciarmi. Me li sono visti arrivare addosso”

Parliamo della maglia numero 10: com’è avvenuto il passaggio di consegne? L’ha chiesta lei o gliel’ha proposta l’Inter?
“Nel giorno in cui Kovacic ha ufficializzato per il Real Madrid, mi viene in mente di chiedere una cosa che non avrei mai chiesto. La mia maglia preferita è la numero 8 di Mjiatovic e Savicevic, oppure la 35 che avevo al Partizan. Ho chiesto al Team Manager Andrea Romeo, a Dejan Stankovic e a Zanetti se fosse possibile un cambio di maglia e me l’hanno data: è un sogno”

Cosa sognava da piccolo?
“Di giocare a calcio. E intanto schivavo e pregavo”

Cioè?
“Giocavamo per strada a Podgorica e io avevo più o meno 10 anni. Ogni giorno partiva la sirena, e non era il fischio dell’arbitro ma il segnale dei bombardamenti. Ci chiudevamo dentro casa e pregavamo tutti insieme che le bombe, che poi erano della Nato, non ci prendessero”

Crescere così fa crescere in fretta. E aver paura di poco.
“Quando cresci così, hai meno paura delle cose. Di qualunque cosa”

Quanto ti ha cambiato l’esperienza raccolta fin qui, soprattutto in Inghilterra?
“Sono maturato molto. Ho rinforzato la mia mentalità e imparato molto dai campioni del City. Mi sono scoperto più tranquillo e freddo sotto porta. Già a Firenze dissi che sarei dovuto migliorare davanti alle occasioni da reti. Si cresce e si acquista fiducia”

Contro il Carpi, vista l’assenza di Icardi, sei pronto a fare la prima punta come a Firenze quando segnò 2 gol al Liverpool?
“Posso e sono disposto a fare tutto in attacco. Se mi chiedete dov’è la mia posizione ideale, è la seconda punta con vista-porta e un altro attaccante vicino”

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