Inter, Lautaro si confessa: il capitano sorprende tutti sulla finale di Champions

Lautaro Martinez parla senza filtri: la confessione sulla finale di Champions dell’attaccante dell’Inter coglie di sorpresa tutto il popolo nerazzurro.

Lautaro Martinez ha tenuto una lunga intervista ai microfoni di France Football. Il capitano dei nerazzurri, tuttora impegnato in Sudamerica con la sua Argentina, ha toccato diversi tempi, molti dei quali legati all’Inter. L’attaccante classe 1997 ha parlato a cuore aperto, rilasciando delle dichiarazioni senza filtri che hanno toccato il cuore dei tifosi nerazzurri.

Lautaro a cuore aperto: il capitano si confessa

Lautaro ha esordio nella sua intervista a France Football parlando dei rituali sia dentro che fuori dal campo:

“Rituali pre-partita? Ne ho Molti, soprattutto la mattina. Cerco di fare sempre la stessa cosa, impostare la sveglia alla stessa ora, le 8:01. Una serie di strani rituali che mi permettono di essere in pace con me stesso. Appena mi alzo, metto a bollire l’acqua per il mate e faccio la doccia. E quando esco dal bagno, ho l’acqua calda già pronta. Se ne ho qualcuno anche in campo? Entrare con il piede buono, il destro. È molto comune in Argentina o in Sud America, per far sì che la partita vada il meglio possibile. Le altre, le tengo per me, sono le mie superstizioni”

Sulle finali di Champions:

“Abbiamo giocato due finali di Champions in tre anni. Ogni volta, abbiamo fatto un ottimo percorso, ma ci è sempre mancato quel qualcosa in più. L’ultima mi è costata molto, ho fatto fatica ad accettarlo, perché eravamo molto fiduciosi e ben preparati. Niente è andato come sperato e il dolore è stato ancora più grande. Queste sono cicatrici che devono guarire col tempo”.

Sul ko col PSG:

“Abbiamo provato impotenza. Non siamo riusciti a mettere in pratica ciò che avevamo preparato, questo è ciò che ci ha fatto arrabbiare di più. Sapevamo che sarebbe stato difficile perché sono una squadra forte, sicura di sé e solida. Non siamo stati bravi, era il loro giorno. Hanno fatto una prestazione molto forte, il risultato è meritato. Ho fatto i complimenti ad Hakimi e Donnarumma: hanno giocato a Milano e abbiamo un ottimo rapporto. Sono contento per loro”.

Inter, le parole di Lautaro
Inter, le dichiarazioni di Lautaro – (LaPresse) SpazioInter.it

Lautaro ha giocato la finale da infortunato:

“Un po’. A Barcellona, all’andata, ho avuto uno stiramento muscolare. I medici mi hanno detto di stare fuori per dodici o quindici giorni perché il muscolo era leggermente strappato. Per sei giorni prima del ritorno, ho fatto due sedute di fisioterapia al giorno, lavorando in palestra. Il giorno prima, era ancora molto dolorante, ma ho messo una fasciatura e sono andato. Quando ho causato il rigore, la gamba mi faceva molto male. Due giorni dopo, il dolore era raddoppiato, ho fatto degli esami e il mio infortunio era più grave. Ho parlato con i medici per prepararmi al meglio per la finale. Ho lavorato duro, ma il muscolo non riusciva a recuperare completamente. Onestamente, ero guarito, pronto a giocare. Ma mi sentivo diverso, non al 100%”.

Sui postumi della finale:

“Come ho affrontato la sconfitta? Male. Dopo qualche giorno di pausa, ho dovuto rientrare in nazionale e, subito dopo, prendere parte al Mondiale per Club. C’è stata una settimana in cui il dolore è stato fortissimo, molto forte e molto difficile da digerire. Dopo, non c’è tempo per lamentarsi: bisogna ricominciare e continuare, voltare pagina, conservare le cose buone, migliorarle, correggere ciò che non ha funzionato e andare avanti. Come mi spiego questo crollo? È difficile da spiegare, il calcio è così. Il Napoli, che ha vinto lo Scudetto, ha giocato solo in campionato. Si è riposato, si è preparato per la partita ogni settimana. Per noi, dall’anno scorso, è stato un accumulo di partite, stanchezza, infortuni e giocatori indisponibili nei momenti importanti. Ma con ogni stagione si impara”.

Su Simone Inzaghi:

“In quel momento, il mister non ci aveva mai comunicato di avere un’offerta e che sarebbe andato via. Quindi noi eravamo estranei a quelle voci, concentrati su tutti gli obiettivi che avevamo”.

Su Calhanoglu:

“È stato un malinteso. Alcune cose non mi sono piaciute: le mie affermazioni erano generiche e non erano rivolte specificamente a lui. Da capitano, è quello che mi è venuto in mente in quel momento. Ad alcuni potrebbe piacere, ad altri no, ma poi ne abbiamo discusso con la squadra, l’allenatore e la dirigenza. E tutto è stato chiarito, siamo uniti. Anche il nostro nuovo allenatore ci sta aiutando molto, faremo del nostro meglio per lui”.

Sul Pallone d’Oro del 2024:

“Mi aspettavo di essere classificato più in alto dopo essere arrivato capocannoniere e giocatore della Serie A, vincendo la Coppa America segnando cinque gol, inclusa la rete della vittoria in finale. Ho anche vinto la Supercoppa Italiana, segnando in semifinale e in finale. Rispetto la scelta dei giudici, mi hanno chiesto cosa pensassi e l’ho detto. Sono fatto così, non sono mai stato in mezzo”.

Lautaro si sente sottovalutato:

“A volte sì. Forse è una questione di immagine, di marketing, che non mi porta dove merito. Ma do sempre il massimo per i miei compagni di squadra e per la mia maglia. Questo è ciò che conta: cerco di raggiungere i miei obiettivi per essere in pace con me stesso. A 28 anni, sono molto contento della mia carriera. Aspiro ad essere più riconosciuto, ma soprattutto vorrei essere riconosciuto come una persona buona, educata e che si è sempre comportata correttamente. Definiamo il nostro valore da soli mentre giochiamo. Poi ci sono tutti quelli che votano, parlano, analizzano e danno la loro opinione. A volte queste persone possono partire con il piede sbagliato e dire cose negative su di te. E libertà di espressione, anche commentare e criticare. Quando qualcuno dice cose negative su di te, fa male, ma sono solo parole. È soggettivo, ognuno può attribuire il valore che vuole a ciascun giocatore”.

Lautaro si vede nei primi cinque attaccanti d’Europa:

“Tra i primi cinque, sicuramente. Ognuno classifica i giocatori come vuole, ci sono alcuni attaccanti di altissimo livello. Ma quello che ho fatto negli ultimi anni mi permette di essere tra i primi cinque”.

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