“Federico Dimarco alè, Federico Dimarco olè”: questo il coro intonato dalla Curva Nord, sulle note de “La Stangata“, all’uscita dal campo del proprio beniamino.
Perchè Federico Dimarco sa meglio di tutti cosa significhi stare in mezzo ad un popolo che canta ed incita, avvolto dal calore di una passione intramontabile. Quel fervore che il numero 32 ha incorporato e portato dentro di sé per difendere il nerazzurro anche dentro il rettangolo verde.
“San Siro” è il centro di gravità permanente per il terzino interista. A differenza del grande Franco Battiato, Dimash non ha mai dovuto cercarlo. Il suo posto è sempre stato lì, tra le torri che circondando la “Scala del calcio”. E non ha mai cambiato idea sulla sua gente, cui è sempre rimasto fedele.
D’altronde, a seguito di traguardi importanti come la conquista della Supercoppa o della Coppa Italia dello scorso anno, il milanese era l’incaricato a ricoprire il ruolo di capocori. In poche parole, un predestinato.

Dimarco, il ragazzino della curva si è preso l’Inter: una storia con lieto fine
Non crediate sia stato semplice emergere: per conquistare la sua Inter, Dimarco ha girato in lungo e in largo. Dopo la trafila nelle giovanili nerazzurre, il classe ’97 ha girato l’Italia, e non solo.
Nel 2021 il ritorno a Milano, vissuto da sostituto di Perisic. Ma ciò che spezzò il cuore ai tifosi interisti furono le lacrime dell’esterno dopo lo scudetto perso. Uno sguardo travolto dalle lacrime, fisso verso il secondo verde. Una sensazione di chi sente di aver deluso la propria famiglia.
Con l’addio del croato, però, Dimarco ha afferrato al volo l’occasione della vita: giocare da titolare per il club che lo ha allevato. Le aspettative sono state confermate: l’annata in corso ha reso il 32 imprescindibile per Inzaghi.
Con il gol ai bianconeri, Federico si è posto al fianco di un mostro sacro come Maicon: il brasiliano fu infatti l’ultimo difensore nerazzurro a punire gli acerrimi rivali del Milan e della Juventus nella medesima stagione. Mica male.

Dimarco, dai prestiti per l’Italia all’imprescindibilità per Inzaghi: l’esterno di Calvairate ce l’ha fatta
L’immagine di Dimarco sofferente in panchina, a pochi istanti dal fischio finale, è l’emblema dell’interismo: la tribolazione più atroce, che in un flash può tramutarsi in una gioia da condividere con chiunque appartenga al mondo Inter.
Nel calcio di oggi è difficile prevedere storie d’amore a lungo termine, ma il cuore del motorino nato e cresciuto a Calvairate, quartiere ad est del capoluogo lombardo, è forgiato nel nero della notte e nell’azzurro del cielo.
Un giorno magari, sulla base di un pezzo storico di un grande interista come Adriano Celentano, dalla Nord si alzerà un altro coro per onorare Federico Dimarco: “Questa è la storia, di uno di noi”