Lazio-Inter, gli spettri del passato e l’allarme lanciato da Bastoni

Serata nera all’Olimpico, da dimenticare, serata che sa di spettri del passato. Serate come queste la scorsa stagione hanno impedito agli uomini di Simone Inzaghi di vincere il titolo.

Ma l’Inter non impara dai propri errori. Mai veramente in partita contro la Lazio. Pochi, pochissimi, quei 10 minuti di orgoglio dopo la rete del pareggio. Attacchi figli di foga e non di idee.

La Lazio si impone così con un sonoro 3 a 1, più freschi nelle gambe e nella testa i biancocelesti. I nerazzurri sono solo brutta copia di quelli visti contro lo Spezia, ma, ancor più preoccupante, copia sempre più nitida della squadra vista a Lecce alla prima di campionato.

Lazio-Inter-Serie A

Certo, il 2 a 1 di Luis Alberto che incanala la gara è saggio che mostra le cose belle della vita ma un pareggio sarebbe stato solo coperta dei mille errori nella notte degli orrori.

IL PRIMO GOL SUBITO

Nell’1 a 0 laziale la difesa gioca per sé. Un disattento Dimarco lascia metri e metri ad uno come Felipe Anderson che, quando parte in velocità, risulta semplicemente infermabile. Il centrocampo, orfano della qualità di Calhanoglu viene sovrastato. Con il pallino del gioco mai nelle proprie mani ci si affida alle folate isolate di un Dumfries protagonista assoluto in questo inizio di stagione.

Sempre dall’olandese partono le azioni più pericolose, come quando va a svettare in area capitolina. Sporcando un pallone trova un Lautaro più sveglio di tutti a toccare la palla quanto basta per mandarla in rete.

Sarri la vince con la qualità, con i cambi che fanno la differenza, Inzaghi, ancora una volta, come troppo spesso capitava la scorsa stagione, appena tocca qualcosa è come se rompesse il giocattolino.

La denuncia peggiore arriva da Alessandro Bastoni nel post gara: “Non è un problema fisico!”. infrante le speranze di ogni tifoso, un problema di condizione alla terza giornata è comprensibile. Mentre un problema di identità è campanello ben più grave su cui intervenire al più presto.

Giuseppe Bondi

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