Berti: “L’Inter per lo scudetto deve temere solo se stessa. È una squadra pazza”

“È una gioia fighissima. Eravamo già obbligati a puntare allo scudetto. Ora lo siamo ancor di più”. Questo il commento di Nicola Berti alla Gazzetta dello Sport dopo il 3-0 rifilato dall’Inter al Milan nel derby di Milano. “Non è stata una vittoria semplice, però è stata limpida e netta. Abbiamo sofferto dieci, quindi minuti al massimo, ma mica potevamo vincere un derby senza soffrire, su. Era nell’area che ne avevamo di più, però non mi aspettavo questa superiorità così marcata. A proposito, Ibrahimovic è uscito prima: perché? Aveva delle prove per Sanremo?”.

“Uomo chiave del match? Lautaro, anche più di Lukaku. Sempre in partita, sempre pericoloso, sempre decisivo. Già nell’ultima sfida contro la Lazio era stato secondo me fondamentale”.

Il segreto della vittoria? Conte, senza dubbio. Il suo rapporto con i giocatori è straordinario e loro ormai giocano per lui. Si vede nell’attenzione che mettono, nella cattiveria agonistica, nella corsa verso la panchina dopo ogni gol. Questa Inter è squadra in tutto e per tutto. E il merito di questo splendido lavoro è del mister”.

“Barella è sempre eccezionale: il polmone e il leader di questa squadra. E anche in prove meno spettacolari sa essere determinante. C’è sempre lui sulle seconde palle, non perde un duello. Però forse dovremmo spendere anche una parola per i difensori, di cui si parla sempre troppo poco. Con Skriniar, De Vrij e Bastoni l’Inter ora è insuperabile. E se pure Handanovic torna su questi livelli…”. 

Avete visto che qualità Eriksen? Uno con questa qualità deve sempre giocare, però è innegabile che fino a qualche tempo fa faceva troppa fatica a far emergere il suo valore nel gioco di Conte. Poi dopo la magia nel derby di coppa… Ora sì che è il giocatore da salto di qualità”.

L’Inter per lo scudetto deve temere solo se stessa: è una squadra pazza, lo dice il Dna. Ma credo che ormai la montagna sia stata scalata, ora arriva la discesa dove però servono gambe forti per non cadere, come quelle di Perisic”. 

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