Julio Cesar: “Mourinho stuzzicava i giocatori per farli rendere al massimo”

Ha ripercorso diverse tappe della sua carriera da calciatore l’ex numero uno nerazzurro e della nazionale verdeoro, Julio Cesar, ai microfoni di Inter Tv.

Julio Cesar: “Il triplete un traguardo quasi impossibile da raggiungere”

Ha raccontato a lungo i suoi ricordi da calciatore l’ex numero uno nerazzurro Julio Cesar ai microfoni di Inter Tv.

Il portiere brasiliano è partito ripercorrendo, a dieci anni di distanza, l’anno che portò alla conquista del triplete: “Si tratta di un traguardo molto difficile da raggiungere che tanti altri grandi club non sono riusciti ad ottenere. Una volta con Stankovic stavamo parlando del Barcellona del 2009, chiedendoci se anche a noi sarebbe mai capitato di vincere tutto come accadde a loro. Mourinho? Lui era la vera forza di quel gruppo perchè riuscì a far remare dalla stessa parte un gruppo di grandi calciatori. Jose riuscì a farci restare umili, mettendo il gruppo davanti al singolo. Le liti con lui, in senso buono, accadevano spesso. Lui era solito stuzzicare i calciatori per farli rendere al massimo. Io sono uno molto emotivo e quando litigavo con lui spesso ero giù, cosi scelsi di affrontarlo per poter scendere in campo con più fiducia. Cosi feci e nelle ultime 10 partite di quell’anno feci grandi cose.”

IL GRUPPO WHATSAPP DEL TRIPLETE –Lo ha creato Materazzi e li ricordiamo spesso con piacere i tempi passati. Mourinho poi è uno dei più attivi. La parata su Messi? Posso dire che è la parata più bella delle 300 partite con l’Inter prima di quella contro il Fenerbache su Alex e sulla punizione di Jansen contro il Twente“.

QUELLA SQUADRA HA BATTUTO LE BIG DEI PRINCIPALI CAMPIONATI EUROPEI“Io penso che la forza di quel gruppo sia stata José Mourinho, che è riuscito a prendere una rosa con personaggi importanti e farla andare nella stessa direzione. Questo fa la differenza in un grandissimo leader. Mourinho è stato acquistato per vincere la Champions e dopo 45 anni ci siamo riusciti. Ma penso che il segreto fosse la mentalità vincente portata da lui, specie in Europa. Lui faceva credere a tutti di essere i migliori nel proprio ruolo. La nostra forza è avere avuto l’umiltà di pensare come gruppo, quello è stato il nostro segreto”.

È VERO CHE MOURINHO TI STUZZICAVA? “Nel secondo anno abbiamo litigato spesso, ma in senso buono… Io sono molto emotivo e lui aveva una filosofia di gestione del giocatore che lo portava a stuzzicarlo per farlo rendere al massimo. Ma quando mi sgridava, io andavo giù. Mi sono messo in testa che dovevo affrontare questa situazione scendendo in campo pieno di fiducia e per questo dovevo affrontare Mourinho. Psicologicamente ne avevo bisogno, e penso di avere fatto la scelta giusta. Quando mancavano 10 partite, gli ho detto che avrebbe visto un Julio Cesar mostruoso in un faccia a faccia con lui. Quello fu un momento chiave”.

LE TRE PARATE PIÙ BELLE CON L’INTER?Al primo posto quella su Messi nella semifinale col Barcellona. Poi mi è piaciuta molto una parata su Alex in Fenerbahçe-Inter 2007, parata molto difficile con la mano di richiamo. Infine, ricordo un intervento su punizione in Twente-Inter nel 2010. Molte persone non capiscono molto di questo ruolo, tanti non sanno cosa fare per riuscire a fare certe parate. Su quella punizione serviva velocità nello spostamento, e serve anche la forza per cercare il pallone. Questo mi porta a dire che fu una bella parata”.

COSA SI PROVA NEI MOMENTI COME LA PARTA SU MESSI? – “È stata una cosa per me strepitosa, anche perché non sono molto alto. Però avevo tanta forza nelle gambe, e penso che quella parata su tiro a giro fosse di grande difficoltà. Sentivo di avere fatto una grande parata anche per il momento della partita, eravamo sullo 0-0 e al Barça servivano due gol. Avesse segnato, le cose sarebbero diventate ancora più difficili. Rivedendo l’azione, i tifosi del Barça già gridavano gol e poi si misero le mani nei capelli. Tutti i tifosi mi ricordano quel momento quando torno a Milano”.

QUELL’ANNO SEI ANCHE STATO ELETTO MIGLIOR PORTIERE DELLA CHAMPIONS“Avevo un sogno da ragazzino, quello di diventare calciatore. Poi sono andato via dal Brasile, arrivo in Italia e trovo una famiglia che mi ha accolto in maniera strepitosa. Io pensavo che non avrei mai ottenuto certi traguardi, ma quando hai l’opportunità di ottenerli con l’Inter i valori individuali saltano fuori. Quando ho ricevuto il premio sembrava stessi sognando, dovetti darmi un pizzico per capire se fosse vero”.

QUALI SONO I TRE MOMENTI PIÙ EMOZIONANTI DELLA TUA CARRIERA? – “Sicuramente la Champions 2010, poi con la Nazionale penso alla prima convocazione. Solo indossare la maglia della Nazionale e sentire l’inno, anche solo per un’amichevole, è una cosa bellissima. Poi, il coro dei tifosi interisti per me“.

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