Da Allodi a Marotta: il filo conduttore per una Grande Inter

Se doveste un giorno raccontare al vostro nipotino come è nata la Grande Inter, userei come metafora i Re Magi. Perché fu grazie a tre “santi”, Angelo Moratti, Helenio Herrera e Italo Allodi, se quella squadra mitica riuscì a fare la storia. Ognuno di essi ha fatto la propria parte, ma, se Zhang e Conte sono piuttosto diversi dagli illustri predecessori (specie il tecnico, istrionico si, ma non tanto eclettico ed eccentrico quando il “Mago”), lo stesso non si può dire di Beppe Marotta, gemello del futuro del grande Italo.

ALLODI, IL PRIMO GRANDE DIRIGENTE

Oggi infatti, finalmente, dopo lunghi anni di digiuno la dirigenza nerazzurra può fregiarsi di un orgoglio non indifferente: avere tra le proprie fila il miglior dirigente d’Italia, e, quasi certamente, anche d’Europa. Una base fondamentale, anzi, determinante, per tornare grandi. Allodi è stato un pioniere, in grado di creare il ruolo di dirigente moderno. Gestiva ogni aspetto della vita societaria, persino delle giovanili. Non dava tregua agli obiettivi di mercato, li braccava e li prendeva per sfinimento. Era un mago delle pubbliche relazioni, un uomo moderno, e l’Inter, dopo anni da “Cenerentola”, grazie a lui divenne una principessa di livello, ammirata e, soprattutto, temuta da tutti. Sapeva sempre dire la parola giusta, sia che ci fosse bisogno della mazza che del fioretto. E, quando era necessario, era impareggiabile nel lanciare il sasso e nascondere la mano.

BEPPE PORTA AVANTI LA TRADIZIONE

Marotta non condivide il bell’aspetto, da playboy, del suo “antenato”, eppure ha gli stessi modi sicuri eppur vaghi, misurati eppur eclatanti. Un gentleman che non ha paura di osare e di mostrare gli attributi, sia tra le mura dello spogliatoio che davanti alle telecamere. La prova che si può fare la voce grossa anche senza rendersi ridicoli, senza scadere nel banale. Beppe è in grado di gestire qualsiasi situazione, di alternare il pugno duro e le carezze, il bastone e la carota. Uomo di enorme conoscenza di tutto ciò che riguarda il calcio, sa quello che serve per rendere grande una squadra, a prescindere dal budget. Maestro soprattutto sul mercato degli svincolati, sa esattamente come combinare tutte le tessere del puzzle che porta alla vittoria.

Quasi fosse stato allievo di Italo, tesse trame complesse, partendo da lontano per giungere all’obiettivo ultimo: il successo. La sua sola presenza dà lustro all’Inter, la eleva di nuovo a club di un certo calibro. E gli arrivi recenti ne sono la prova, non sono un semplice segnale di risveglio, sono un vero e proprio ruggito! Con l’allontanamento di elementi con una personalità negativa e accentrante, come Icardi e Perisic, e l’arrivo di ConteLukaku ed Eriksen la squadra ha completamente cambiato volto. Ora tutti remano nella stessa direzione e l’Olimpo non pare più così lontano. L’eleganza, l’esperienza, l’intelligenza, sono armi molto affilate se usate a dovere. Mattone dopo mattone, si sta gettando la base per qualcosa di nuovo, grande e magnifico.

Certo, bisogna tenere i piedi per terra, ci vuole pazienza e dedizione, ma sognare non costa nulla. E con un timoniere del genere, la strada non può che portare sulla vetta. Finalmente l’Inter ha un top player anche dietro la scrivania. E questo, credetemi, può fare tutta la differenza del mondo.

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