SpazioInter’s Stories – Alessandro Bastoni, talento da pochi, cuore per molti

A molti, dopo il gol di Matias Vecino al Tottenham, la parola “garra” non sarà nuova, anzi. In una sola parola, in sole cinque lettere, viene espresso un concetto immortale: la grinta, la voglia di dare tutto per la causa, dal primo all’ultimo minuto. E sì, certo, è indubbiamente legata ad un background calcistico che trae le radici dal Sud America, ma anche dalle nostre parti coltiviamo elementi da “garra”, che sputano sangue in stadi da sogno, che non vedono l’ora che arrivi l’occasione giusta, per sfruttarla.

In casa Inter ne abbiamo trovato un altro: non è uruguagio, non si chiama Matias ed il suo compito non è quello di segnare gol decisivi; gioca silenziosamente, senza dare nell’occhio, ma quando agisce te ne accorgi: è una prerogativa dei grandi talenti, vero Alessandro? Ti diamo del tu, perché ormai sei diventato amico di San Siro: sbagli poco, là dietro, e quando lo fai manifesti talmente tanto il tuo dispiacere che è come se 70000 tifosi nerazzurri ti dessero una pacca sulla spalla. Incarni l’interismo alla perfezione.

Prima di continuare a parlare della tua consacrazione in nerazzurro, però, permettici di fare un piccolo excursus, perché tutte le belle storie hanno un incipit promettente. Facciamo presto, davvero.

IL NERAZZURRO NEL DESTINO

Alessandro nasce a Casalmaggiore, a qualche kilometro da Cremona. Probabilmente il suo desiderio più grande sarebbe stato quello di calcare il prato dello Zini, dove ogni weekend scende in campo la Cremonese: diciamo che gli è andata un filo meglio, con tutto il rispetto per i grigiorossi.

Dicevamo, Casalmaggiore: qui si tifa Casalese, ma Alessandro non riesce ad entrare nelle giovanili dei biancazzurri. Per questo motivo, tira i primi calci al pallone sui campi di Canneto sull’Oglio, dove allenava papà Nicola, all’epoca mister della Cannatese: Alessandro è forte, ma un po’ schivo, per questo lascia per una breve parentesi il calcio giocato. Non regge la pressione, non sembra portato per questo sport.

Poi, però, torna, e dopo qualche mese l’avventura si interrompe nuovamente, senza che siano responsabili le paure del ragazzo: succede che un osservatore dell’Atalanta si accorga di lui e in un battibaleno si ritrova a Zingonia, dove cresce calcisticamente come terzino sinistro, ruolo che, ancora oggi, sembra poter occupare. Il destino, però, gli porge una mano: il centrale di difesa titolare si fa male, così viene impiegato come perno difensivo. Non si sposterà più da lì.

DIGA OROBICA

Alessandro compie tutto il percorso di maturazione nelle giovanili bergamasche, sempre lì, in mezzo alla difesa: vince uno Scudetto U17 (dove segna in finale proprio contro i nerazzurri) ed una Supercoppa U17. In più, Bastoni non è più il bambino timido della Cattanese: adesso guida l’Atalanta con la grinta di cui parlavamo in precedenza, quella che gli sta aprendo le strade del successo nel presente. Ma torniamo agli orobici.

Gasperini lo lancia in prima squadra ed il 12 marzo 2017 arriva la partita della svolta. L’Atalanta è ospite dei nerazzurri (di Milano) a San Siro: è una disfatta totale, perché al 61’, minuto nel quale entra in campo Bastoni, il risultato è fisso sul 6-1; la partita terminerà con un tennistico 7-1, ma la dirigenza nerazzurra ha messo gli occhi sul #95, che viene ingaggiato per circa 30 milioni di euro e lasciato in prestito a Bergamo. Nella stagione successiva non viene impiegato con continuità dal Gasp, così l’Inter decide di porre fine al prestito: Bastoni è finalmente nerazzurro… o quasi.

LA PROMESSA DIVENTA UNA CERTEZZA

È servita una stagione da protagonista a Parma, ma finalmente Bastoni ha acquisito i gradi del leader difensivo in Serie A; ah, piccola nota a margine, del tutto irrilevante: il giorno della sua trentesima presenza nella massima serie, Bastoni ha 20 anni sulla carta d’identità (compiuti da poco più di un mese).

Quest’estate è tornato dal prestito in Emilia, convinto di fare ancora le valigie per acquisire ulteriormente esperienza; invece no, Conte è rimasto impressionato dal suo lavoro e l’ha tenuto con sé. Morale della favola? Godin ha avuto difficoltà nella difesa a 3 dell’allenatore pugliese, schieramento nel quale Bastoni va a nozze, non solo per impostazione tecnico-tattica, ma anche per propensione al sacrificio, alla copertura sulla fascia quando l’esterno sale, alla dedizione nel buttarsi su ogni pallone: ragazzi, l’Inter ha un fuoriclasse là dietro.

Come se non bastasse, noi di SpazioInter siamo stati testimoni di una bellissima iniziativa: Alessandro, poche settimane fa, ha realizzato il sogno di un giovane tifoso nerazzurro, che ha voluto celebrarlo con questo disegno celebrativo.

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Sì, un gran talento, ma soprattutto un cuore d’oro. Anzi, un cuore nerazzurro, quello che batte ogni volta che il popolo interista risponde “BASTONI” nella presentazione della squadra al Meazza. La garra parla anche italiano: parola di Alessandro, il futuro difensivo dell’Inter.

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