SpazioInter’s Stories – Rodrigo Palacio, un Trenza è per sempre

La treccia? Me la sono fatta tanto tempo fa, quando ho iniziato a giocare a calcio. Poi è rimasta lì. Prima avevo i capelli lunghi, me li sono tagliati e mi sono lasciato solo la treccia. Non mi taglierei mai la mia treccia, ce l’ho da dodici anni. Non lo farei neanche in cambio di una vittoria in Champions o al Mondiale.

A dir la verità, una volta quella treccia se l’è tagliata: era da poco diventato il miglior marcatore nella storia del Genoa, così ha fatto uno strappo alla regola ed ha mostrato a tutti il suo simbolo, quei 7 cm di capelli che tanto l’hanno reso noto dall’altra parte del mondo e qua da noi, dalla Liguria all’Emilia-Romagna, passando per la Lombardia.

È una lunga rincorsa verso l’Europa quella intrapresa da Rodrigo Palacio a partire dai primi mesi del terzo millennio, quelli che lo vedono segnare le prime reti nelle giovanili del Bahía Blanca, l’equipo della sua città, che ha dato i natali anche a La Liebre Germán Pezzella e al Toro Lautaro Martinez, tra gli altri. Passano pochi anni e Rodrigo ha già indossato tre maglie diverse: dopo la biancoverde del suo Bahía Blanca, infatti, arrivano l’Huracan de Tres Arroyos ed il Banfield. Il paradosso? Tutti si accorgono del suo talento e della sua prolificità, ma i trasferimenti avvengono senza conguaglio economico.

Non solo, anche il suo primo grande balzo in carriera non vale nemmeno un paio di pesos; Rodrigo, però, non ci pensa: dopo 89 presenze con le sue prime due squadre professionistiche, arriva il grande club, La Mitad Más Uno. Arriva il Boca Juniors.

PALERMO, RIQUELME Y EL TRENZA

È l’occasione per brillare con quella camiseta addosso, per condividere il terreno della Bombonera con campioni del fútbol argentino: ed il Trenza che fa, non la sfrutta quest’occasione? Beh, parlano i numeri e, soprattutto, la bacheca trofei del numero 14 degli Xeneizes: 63 gol in 142 partite, 1 Copa Sudamericana, 1 Libertadores, 3 campionati argentini e 3 Recopas, l’equivalente sudamericano della Supercoppa Europea. Ah, aggiungete al menù anche un gol che sa tanto di destino: davanti a 68.263 spettatori, insacca di testa un cross al bacio di Claudio Morel. Il portiere? Dida. I difensori che se lo perdono in area? Nesta e Maldini. L’avversario? Il Milan, che bucherà anche qualche anno dopo.

Quella finale del Mondiale per Club se la porteranno a casa i rossoneri, ma Rodrigo aveva messo la firma anche in quell’occasione: con Palermo forma un tandem micidiale, assistiti da un talentuosissimo Banega, anche lui con il nerazzurro nel destino.

Dopo quattro annate a Buenos Aires, arriva il tanto atteso biglietto aereo per l’Italia: questa volta niente è gratis, poiché per portarlo nel Vecchio Continente il Genoa sborsa 5 milioni di euro. Sì, il Genoa, quel Grifone che tante volte si è affidato ad attaccanti argentini e che per sostituire il partente Diego Milito si affida ad un sudamericano con la treccina fatata. La sensazione, comunque, è che per Rodrigo il salto nel calcio italiano non rappresenterà una caduta tragica nella categoria dei flop arrivati dal Sudamerica: ad aiutarlo c’è il gemellaggio tra la Nord rossoblù e la Doce del Boca. Assicura la tifoseria della Bombonera: questo Palacio es un crack.

È un percorso di crescita, d’adattamento e di consacrazione quello del nativo di Bahía Blanca al Ferraris: la prima stagione non è male, anzi (7 gol e 7 assist), ma non ha niente a che vedere con le successive annate del Trenza nella Genova rossoblù. Arrivano gol pesanti, prestazioni da veterano e colpi da fuoriclasse affermato; arrivano le certezze e le partite da protagonista, come le doppiette nel 4-3 contro la Roma o nel 3-2 contro il Napoli. Il Genoa compie un percorso involutivo durante gli anni di Palacio in Liguria, arrivando a sfiorare la retrocessione nell’ultimo anno del numero 8 sotto la Lanterna, ma esprime sempre un calcio spumeggiante, incarnato nel sangue caliente del suo centravanti. Il meglio, però, deve ancora arrivare.

UNICO FARO NELLA NEBBIA NERAZZURRA

Anche la parentesi Genoa si chiude ed il percorso di avvicinamento al grande calcio sembra essersi concluso, con el Trenza che taglia il traguardo nerazzurro. Se a Genova era protagonista, all’Inter è la luce che riflette cinque anni oscuri per la Beneamata: Milito è il Palermo del Boca, compagno di reparto da far commuovere i tifosi nerazzurri. Quando il numero 8 tocca il pallone c’è sempre da aspettarsi la giocata, il colpo inaspettato; ne sanno qualcosa i cugini rossoneri: quel colpo di tacco nel derby natalizio ce l’hanno ancora impresso in mente.

È un peccato che Palacio abbia espresso il massimo del suo potenziale in un’Inter rimaneggiata, orfana dei campioni del Triplete ma ancorata al passato, incapace di guardare al futuro. Per questo è giusto definirlo come il faro nella nebbia, come il trascinatore che porta sulle spalle il peso di un’intera compagine in rovina: alla fine della sua incredibile avventura meneghina, el Trenza colleziona 58 gol e 31 assist in 169 partite, ma il meglio di sé lo dà nelle prime tre stagioni al Meazza. 53 delle sue reti, infatti, le segna in 109 presenze, il che fornisce tutto un’altra chiave di lettura all’esperienza di Rodrigo con la maglia dell’Inter.

Leadership, costanza e tanti, tantissimi ricordi: quell’1-3 allo Juventus Stadium non potrà mai essere dimenticato, così come le bellissime reti contro Sampdoria e Bologna. A proposito di Bologna, è giusto parlare anche della sua ultima esperienza in Serie A, tutt’altro che un triste tramonto.

In molti, dopo l’ultima sconfitta degli uomini di Mihajlović contro la Juventus, si sono chiesti l’anno di nascita di Rodrigo Palacio. No dai, non può avere 37 anni. Il perché è presto spiegato: nel primo tempo della sfida all’Allianz Stadium (che evidentemente deve portargli bene), el Trenza ha fulminato in velocità un certo Matthijs de Ligt, per molti il futuro dell’elite difensiva mondiale. 1982 vs 1999: Palacio sfida la genetica senza nessun elisir della giovinezza.

Decisivo in ogni parte del mondo, con il sangue negli occhi, con quella treccina che lo contraddistingue. Rodrigo Palacio, un Trenza è per sempre.

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