SpazioInter’s Stories – Alexis Sánchez, A.A.A. cercasi maravilla

“Meraviglia: sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata”, ci dice la Treccani. Meraviglia, però, è anche veder danzare sull’erba di San Siro uno che con la meraviglia ci ha creato una carriera ed un soprannome: è il bravo ragazzo, il Niño venuto dal nulla, quello che, sotto sotto, ha sempre sognato di vestire questa maglia.

Alexis Sánchez ed il nerazzurro: storia di un matrimonio che, prima o poi, si sarebbe dovuto celebrare. Non si conoscevano modalità e tempi di realizzazione, ma la sensazione era che un giorno un altro cileno avrebbe vestito la maglia dell’Inter, dopo 1+8 Zamorano, il genio Pizarro, la meteora Jiménez ed il mastino Medel. È una storia di passione ed attaccamento al suo Paese, quella del Niño Maravilla, che nel 2003, a 15 anni, riceveva le sue prime scarpe da calcio: il primo di diversi sogni da realizzare. Sicuramente, non si aspettava di poter tornare a Tocopilla come cittadino illustre della città e con una via a lui intitolata: pelle d’oca.

TUTTO GRAZIE A COREA 2002

Nelson Acosta, uruguaiano con passaporto cileno, nel 1996 diventa l’allenatore della Nazionale cilena; ci mette poco a far esprimere un gioco dettato dal ritmo veloce ai suoi, che si qualificano a Francia ’98 16 anni dopo l’ultimo Mondiale. Nel 2000, Acosta porta La Roja U23 ad un ottimo bronzo alle Olimpiadi di Sydney 2000, con in attacco Bam Bam Zamorano. Il percorso di qualificazione ai Mondiali asiatici del 2002, però, è tortuoso ed Acosta viene cacciato: inizia qui il mescolamento delle carte del destino di Alexis.

Acosta, infatti, prende al volo l’opportunità di allenare il Cobreloa e ad un torneo organizzato dalla società tra la filiale di Calama e quella di Tocopilla si innamora di un ragazzino dal destro fatato. In men che non si dica si allena già con la prima squadra ed a 16 arrivano debutto, primo gol e prime apparizioni in Copa Libertadores. No, Alexis, non stai sognando.

Il talento di Sánchez inizia a risuonare in tutto il mondo, anche dalle nostre parti. Così, la famiglia Pozzo non ci pensa due volte nell’ingaggiarlo per portarlo in Friuli; a neanche 18 anni, però, forse è troppo presto, così lo lasciano maturare prima in patria al Colo-Colo e dopo al Monumental, dove indossa la 21 del River Plate. In questi anni la vena realizzatoria del Niño Maravilla non è ancora esplosa del tutto, ma il talento, di sicuro, ci tiene a non lasciarlo nascosto.

COS’È L’AMORE? ALEXIS E TOTÒ

Quando sono arrivato in Italia pensavo di conoscere tutto, ma con il tempo ho capito di non conoscere nulla. Quindi ora lavoro duro.

Non si può descrivere meglio l’atteggiamento di questo ragazzo se non con le sue parole. Il primo anno in Italia di Alexis, infatti, non è spettacolare: solo 3 gol e 3 assist. Sui giornali già parlano di fallimento, di meteora sudamericana.. ma Guidolin ci crede, ci punta e lo fa crescere sotto l’ala protettiva di Antonio di Natale, autore di un finale di carriera da urlo. Come spesso si dice, l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, così il cileno inizia ad abituarsi al calcio italiano, sicuramente meno spettacolare di quello sudamericano, seppur più incentrato sulla fisicità. L’esperimento di Guidolin, comunque, funziona alla perfezione: la terza stagione di Alexis all’Udinese è un emblema alla spettacolarità di questo sport, con giocate magistrali e dribbling ubriacanti, senza considerare i 12 gol ed i 10 assist in Serie A. Il successo dei bianconeri passa anche per i piedi del numero 7.

Per buona parte dell’estate 2011 il suo nome è sulle prime pagine di dozzine di quotidiani sportivi in giro per il Vecchio Continente: lo vuole la Juve, lo vuole l’Inter, lo vogliono in Premier. Lui, però, ha sempre detto di voler scrivere la storia in Spagna:

Se voglio essere il migliore del mondo devo giocare in Spagna, al Real Madrid o al Barcellona.

Alla fine la spunta la seconda opzione: il Niño Maravilla si sposta affianco alla Pulce.

GLI ANNI D’ORO: BARÇA E GUNNERS

Volete descrivere la felicità con una metafora? Prendete la porzione di carriera di Alexis Sanchez che va dal 21 luglio 2011 al 21 gennaio 2018 ed avrete la vostra risposta: 6 anni e mezzo ad altissimo livello tra Spagna ed Inghilterra, con valanghe di gol e diversi trofei riposti in bacheca.

Partiamo da quelli conquistati in blaugrana: 1 Copa del Rey, 1 Liga, 1 Supercoppa Europea, due Supercoppe di Spagna ed un Mondiale per Club. All’Emirates, invece, Alexis ha portato a casa 2 FA Cup e 3 Community Shield, oltre a 80 gol, 45 assist, 2 triplette e tante lacrime di gioia per i tifosi biancorossi nella North London.

Nel frattempo, inoltre, il suo status in patria è arrivato a risultati inimmaginabili. Come mai? Beh, il ragazzino di Tocopilla ha trascinato La Roja a due vittorie consecutive nella Copa America, diventando un vero e proprio idolo in tutto il Paese sudamericano. Ah, è anche il cileno con più presenze (131) e più gol (43). Notevole questo Niño.

Non tutte le favole, però, hanno un lieto fine; la favola di Alexis termina il 22 gennaio dell’anno scorso, quando l’Arsenal lo scambia con il Manchester United per Henrikh Mkhitarian.

RINASCITA NERAZZURRA?

L’inizio sembra promettente: diventa il primo cileno a vestire la maglia dei Red Devils ad Old Trafford in Premier League e segna subito, nel 2-0 casalingo con l’Huddersfield Town. Da quel momento, però, cambia tutto: in due stagioni segna solamente altri 4 gol e serve 9 assist, decisamente poco per uno degli acquisti più costosi nella storia del club. Solskjær non lo vuole ed Alexis non vuole lo United.

Beppe Marotta arriva in soccorso e lo porta in regalo ad Antonio Conte. Dopo qualche settimana di ambientamento, l’ex Juve lo butta nella mischia contro la Samp. Entro, spacco, esco, ciao: devia il tiro di Sensi, segna il primo gol in nerazzurro e si fa buttare fuori per doppia ammonizione. Poi arriva il Barcellona ed il Niño che aveva perso la Maravilla si esalta: prestazione da top player ed assist a Lautaro Martinez.

Quel sentimento vivo ed improvviso d’ammirazione, che Sanchez aveva perso per strada, sta tornando. Il Niño che prima cercava di indossare le prime scarpette da calcio, ora vuole riprendersi il palcoscenico. Sedetevi comodi, Alexis sta cominciando lo show.

Impostazioni privacy