Cagliari-Inter: il silenzio dei (non) innocenti

Ora basta. Non ce la facciamo proprio a mostrare un pizzico di civiltà? No, evidentemente è fin troppo complicato negli stadi italiani.

L’ENNESIMA BORDATA DI BUU, STAVOLTA A LUKAKU

Basta ad episodi discriminatori. L’ultima volta ci eravamo cascati noi, in quell’Inter-Napoli dello scorso Santo Stefano: decine di buu indegni a Koulibaly. Giustamente, si era aperto un caso mediatico molto acceso: ne parlavano tutti, ripeto, giustamente. L’Inter, dopo quel vergognoso episodio, aveva reagito con una campagna promozionale contro il razzismo: #BUU, Brothers Universally United.

Oggi, però, si preferisce usare il silenzio. Quel silenzio che sarebbe stato necessario in occasione del rigore trasformato da Lukaku e che invece è stato utilizzato prima per zittire i beceri “tifosi” che lo assimilavano ad una scimmia ed ora viene utilizzato da parte dei principali mass media. Il razzismo non lo si combatte in silenzio, altrimenti possiamo alzare bandiera bianca ancor prima di preparare la strategia per quest’interminabile battaglia contro i delinquenti che occupano gli stadi italiani.

È il silenzio che intima prima Lukaku e dopo Skriniar, è il silenzio che le principali testate giornalistiche decidono di usare per passare sopra al vero problema della serata cagliaritana ed è il silenzio che invitiamo la Serie A a non utilizzare. Ieri sera è capitato ad un campione affermato, così come l’anno scorso è successo a Moise Kean; domani potrebbe capitare ad un giovane in rampa di lancio. E quale sarebbe la sua colpa?

Agite. Parlate. Risolvete quest’assurda situazione. Per favore però, non rimaniamo in silenzio.

Impostazioni privacy