L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Corsa, fraseggio e tiri da fuori area: ecco l’Inter di Conte

Se l’attesa per la prima di Inter di Conte era tanta, si può tranquillamente sentenziare che è stata ben ripagata. Un fragoroso 4-0 alla neopromossa Lecce, che dal canto suo non ha nemmeno sfigurato. La voglia degli uomini di Conte però è stata nettamente superiore e San Siro ne ha beneficiato, sia dal punto di vista dello spettacolo che dal punto di vista morale. Partire bene è importante, continuare alla stessa maniera è d’obbligo.

L’ALBA DEL GIORNO DOPO: SENSI SI E’ GIÀ PRESO L’INTER?

Iniziare con il piede giusto è fondamentale per una squadra come l’Inter, che nonostante le parole di Conte riguardante il gap con Napoli e Juventus, sogna in grande. Porsi limiti è inutile, bisogna crescere partita dopo partita. Per questo il 4-0 è un segnale forte e chiaro a tutti: l’Inter ha fame di vittorie e di fare bene. E se poi anche il Golia degli stadi italiani si manifesta 12esimo uomo in campo, sembra essere tutto più facile.

Ma adesso scendiamo più nel dettaglio proprio della partita e analizziamo alcuni punti cardine, cruciali di questa nuova Inter. In porta la certezza è il solito Samir, che sembra non sentire il peso delle primavere sulle spalle e vola a togliere con il pugno qualsiasi pallone si aggiri nell’area piccola. E non ha nemmeno paura di rischiare tutto e buttarsi in scivolata per fermare Lapadula lanciato a rete. Come un supereroe, con quel tuffo alla Batman che fa sognare dai più piccoli ai più anziani tifosi interisti.

Certo il lavoro di Handanovic è coadiuvato da una difesa rocciosa e sicura, che comunque manca di 2 dei suoi uomini migliori. Infatti De Vrij ha accusato un fastidio nel riscaldamento e ha dovuto lasciare il posto a Ranocchia. E indovinate un po’? Ha risposto presente, ancora una volta. L’emblema del professionismo ha giocato una partita esemplare, sbagliando nulla e mettendosi sempre umilmente al servizio di Conte. Aspettando ancora il colpo da 90 della difesa di quest’anno, Diego Godin, la squadra ha comunque retto più che bene. Per D’Ambrosio è inutile ricordare quanto sia imprescindibile per questa squadra. Terzino e all’occorrenza centrale. Se l’anno scorso aveva stupito tutti e non aveva fatto rimpiangere Cancelo, quest’anno dovrà soltanto migliorarsi ancora. Se è possibile.

Salendo ancora nello scacchiere nerazzurro troviamo il fulcro del gioco, il punto cruciale della nuova Inter di Conte: il centrocampo. Quando giochi a 5 è fondamentale avere gente che corre e che faccia del dinamismo l’arma principale. Altrimenti rischi di trovarti scoperto. I motorini scelti da Conte hanno sgasato bene lungo tutto l’arco della partita, anche se ancora qualche meccanismo va rodato perché più volte il Lecce ha potuto avanzare in campo aperto senza disturbo. Ma le impressioni sono più che ottime. Soprattutto perché 3 dei 4 goal sono scaturiti proprio dai centrocampisti: Sensi, Brozovic e Candreva.

E se di Brozovic conosciamo l’immenso talento che sfrutta a luci alterne, quello che ha stupito più di tutti è di gran lunga Stefano Sensi. La domanda è lecita: si è già preso l’Inter? E’ ovunque. Lo vedi rincorrere un avversario, lo trovi in fase di impostazione nella trequarti nerazzurra, lo scopri al limite dell’area che si fa beffe di due giocatori in maglia bianca, incrocia e manda in delirio San Siro che da oggi ha un nuovo beniamino. Normale è che dopo una partita del genere venga sostituito perché ha sentito un dolorino. Niente di che si spera. Perché l’Inter non può fare a meno di lui.

Candreva e Asamoah hanno macinato chilometri a non finire, proprio ciò che chiede Conte. E se l’ex Juventus l’ha sempre fatto o comunque è stato un titolare fisso dell’anno scorso, Candreva invece ha fatto letteralmente ricredere il 95% degli interisti che l’hanno sempre denigrato. Il suo lavoro è stato immenso e incommensurabile. E poi quel tiro di collo sotto l’incrocio, il boato del Meazza, l’abbraccio con i compagni, la faccia di chi non sa come sia entrato quel pallone, gli occhi di chi ha sempre creduto nei suoi mezzi: bastava solamente dargli più fiducia. E avere come allenatore Antonio Conte. Un goal che vale tanto, anche a livello di morale. E se anche Candreva verrà rivitalizzato dalla cura Conte, ne vedremo delle belle.

Passiamo all’attacco, il reparto forse meno pronto visti i tanti tentennamenti di mercato e i pochi giorni di preparazione. La voglia e la grinta di Lautaro sono sempre da sottolineare. Lui si butta su ogni pallone e sa dove posizionarsi al limite dell’area. Il dialogo con Lukaku migliorerà di giorno in giorno. Il centravanti argentino ha fatto bene il suo compito, propiziando anche la rete del belga. Gli è mancato solo il goal. Ma c’è ancora tanto tempo affinché possa assaporare anche lui l’esultanza dei 60mila di San Siro dopo un suo tiro.

L’altra faccia della medaglia porta il nome di Romelu Lukaku, il nuovo 9 dell’Inter. Non avrà le stesse caratteristiche di Icardi, ma quell’accelerazione che ha lasciato sul posto Rossettini, ci ha fatto capire quanto sia inaudita la sua potenza fisica. E poi il goal da vero rapace d’area, da uomo che sente l’area di rigore il suo terreno di caccia. Il più facile degli appoggi, nel più difficile degli ambienti. Un inchino davanti ai suoi nuovi tifosi. Inizia una nuova era.

Dei sostituti, quello che più era sotto l’occhio dei tifosi, è stato Barella subentrato in corsa. L’ex cagliaritano non ha per niente sfigurato, anzi. Ancora dovrà trovare la condizione migliore, tuttavia alcune buone aperture e l’ottimo fraseggio fanno be sperare.

 

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