Conte & Co, l’Inter è ancora l’Inter?

Identità e tradizione, due elementi che da sempre hanno contraddistinto lo spirito legato all’Inter. Queste due parole in nerazzurro sono sempre state legate a doppio a filo a “genio e sregolatezza”, motto alla base dei successi della pazza Inter. Successi che la storia nerazzurra ha sempre visto arrivare a sprazzi, a fiammate, in nome di questo innato atteggiamento. Successi che però in tempi recenti sono venuti meno: concorrenza spietata, instabilità societaria, assenza di progetti tecnici sono stati la base delle delusioni post triplete. Ma ora un cambiamento in quella identità e tradizione sembra arrivato, col proposito di cambiare il nerazzurro dall’interno per tornare ai fasti del passato.

LA VECCHIA PAZZA INTER

In questi anni di caos quella tipica natura interista di genio e sregolatezza è emersa con tutta la sua forza. Ma se prima era una caratteristica della squadra e del popolo nerazzurro che emergeva e si esaltava grazie a solide basi, da nove anni a questa parte ha rivelato il proprio lato peggiore. Questo spirito che coinvolgeva tutto il popolo nerazzurro si è rivelato controproducente, essendo l’unica forza trainante per la squadra. La marcata differenza con gli anni degli scudetti e della Champions risiedeva nella mancanza di una società forte, con obbiettivi ed organizzazione chiari; mancanza di un progetto tecnico definito, con una squadra che dopo lo Special One ha cambiato undici allenatori. Tutto questo mentre la Juventus la faceva da padrona, dominando in lungo e in largo su ogni fronte (sfiorando due volte il triplete). E tutto questo non è degno della dimensione e della storia cui l’Inter appartiene. Ed infatti qualcosa si è mosso.

UN NUOVO INIZIO

L’emblema della storia recente dell’Inter è rappresentato dalla qualificazione agguantata al dieci minuti dal termine dell’ultima partita della stagione. Contro l’Empoli ci ha pensato Radja Nainggolan a sbrogliare la matassa e a riportare la banda Spalletti in Champions. Una qualificazione troppo sofferta per come la stagione si era ben incanalata, che ha confermato come si dovesse proseguire quel percorso iniziato proprio con l’approdo dell’uomo forte da Certaldo in panchina. Un processo iniziato con la nuova proprietà Suning, che mira a ricollocare l’Inter nella propria dimensione storica in termini di prestigio e successi. La tappa raggiunta da Spalletti in questo iter è fondamentale, ma tutti sapevano che no sarebbe stato l’ex Roma e Zenit a poter riportare l’Inter sul tetto del mondo, nonostante un mirabile attaccamento a questi colori. Chi può farlo è probabilmente uno degli allenatori migliori al mondo, sicuramente il più appetibile in questa sessione di mercato. Un allenatore che ha fatto la storia di quei tanto invidiati successi juventini.

INTER IN SALSA JUVENTINA: MA E’ DAVVERO UN MALE?

Si sta parlando ovviamente di Antonio Conte. Il tecnico leccese, insieme a un altro ex Juventus, Beppe Marotta, rappresenta una leadership insolita, poco legata alla tradizione interista. Ciò che il duo porta in dote ad Appiano è il modus operandi tipicamente juventino, necessario per reimpostare un ciclo vincente. Sono infatti da interpretare in questo senso le parole di Conte “basta pazza Inter”. Non si vuole snaturare la Beneamata, bensì rilanciarla. Per farlo bisogna accantonare quei tratti tradizionali di genio e sregolatezza, per porre delle basi solide, ed eventualmente poi recuperarli. Queste basi sono rappresentate da disciplina, in campo, fuori dal campo e in dirigenza, e da unità del gruppo. Due colonne portanti di una rivoluzione che non vuole “juventinizzare” l’Inter, ma consegnarli una nuova identità vincente. E ogni rivoluzione costa dei morti: inevitabilmente Conte e Marotta avranno le teste di Mauro Icardi e Radja Nainggolan, sacrifici dolorosi ma necessari per l’adempimento del bene più grande.

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