EDITORIALE – Inter, si poteva fare di più. Grazie Spalletti, a mai più Icardi

Finisce una stagione e, finalmente, ci si riposa per almeno due mesi. Perché tutti gli interisti saranno d’accordo con me che quella dell’Inter è stata una delle stagioni più estenuanti. Regge il confronto, a mio parere, solo il 2012/2013 con Stramaccioni e con il nono posto. L’Inter, quest’anno, si è comportata come lo studente che non fa assolutamente nulla per tutto il secondo semestre, studia dai riassunti l’ultima settimana e prende 18. E solo perché il professore gli ha fatto proprio la domanda che sperava gli facesse.

INTER, STAGIONE DELUDENTE ANCHE CON LA CHAMPIONS

Perché l’Inter, diciamocelo apertamente, in questa stagione ha deluso. E’ stata un’annata al di sotto delle potenzialità e delle attese. In pratica è arrivato lo stesso identico quarto posto del 2017/2018. Sofferto, con una squadra potenzialmente più forte (della scomparsa del genio con la maglia numero 9 se ne parlerà più avanti) e con meno punti (69 contro i 72 dello scorso anno). E se in campionato è arrivato l’obiettivo, cioè la Champions (e come è arrivata…), nelle altre competizioni sono arrivate solo delusioni. Anche se nel girone c’erano una semifinalista e la finalista della Champions League, l’Inter ha avuto in mano il suo destino nell’ultima partita. Il pareggio con il Psv è stato quindi molto, molto deludente. Non basta, insomma, sapere di essere usciti contro due delle più forti della competizione.

In Europa League, l’obiettivo minimo dovevano essere i quarti, se non la semifinale. Lì, però, era appena iniziato il crollo. E tra le manifestazioni di una grande donna, il marito al guinzaglio e il rigore sbagliato da Brozovic, l’Eintracht Francoforte sembrava un ostacolo insormontabile già alla vigilia. Quando l’Inter delle prime 4 partite di Champions sarebbe passata senza problemi. In Coppa Italia, parliamoci chiaro: l’Inter poteva giocarsi la finale con l’Atalanta. Dopo che Juventus e Napoli si sono fatte eliminare, Handanovic e compagni erano i più quotati per alzare la Coppa. Invece, un’altra eliminazione assurda, ai rigori, contro la Lazio.

ICARDI NEL 2019, CHE DELUSIONE! IN CAMPO MALE, FUORI PEGGIO

Rispetto allo scorso anno, è venuto a mancare uno dei giocatori chiave, capace di segnare solo 11 gol, 18 in meno dello scorso campionato: Mauro Icardi. Fino a metà dicembre è stato il solito attaccante fenomenale, con qualche sporadica partita da fantasma, poi è salito in cattedra quel fenomeno da baraccone di Wanda Nara. Dichiarazioni a Tiki Taka, tweet, storie su Instagram (l’ultima contro Adani è da frustrata cosmica), foto nude. Tutto ciò non serviva ad una squadra che, STAMPIAMOCELO BENE IN TESTA, a fine girone d’andata era terzo a -5 dal Napoli (con la quale, nessuno me lo toglierà dalla testa, si poteva lottare per il secondo posto) e a +8, +8, +8 sul quinto posto.

Invece no, via alla girandola delle pagliacciate. Lei parla di rinnovo e, in modo neanche velato, di compagni non all’altezza del suo maritino che, intanto, in campo si comporta più o meno come Francesco Gullo a Campioni. Fino a quando, dopo che per l’ennesima volta tu hai tacitamente, e quindi neanche comportandoti da uomo, dato ragione a tua moglie screditando i tuoi compagni, la scelta giusta. Via la fascia indossata da gente come Facchetti, Bergomi e Zanetti, solo per citare i più importanti. Icardi ha dimostrato per l’ennesima volta di non meritare il ruolo di capitano.

Ora, le persone intelligenti, a quel punto, consapevoli di essere nel torto, abbassano la testa e tornano a lavorare con umiltà cercando di recuperare nel minor tempo possibile la fiducia. E invece no. Lui che fa? RIFIUTA LA CONVOCAZIONE E FINGE UN INFORTUNIO. Cosa che non può capitare ad un giocatore che guadagna MILIONI, che fa il lavoro che milioni di bambini sognano appena riescono a muoversi su due gambe. Il 90% delle persone perde il lavoro per una cosa del genere. Non contento, PER VENIRSI INCONTRO CON L’INTER (ebbene sì, il ragazzo si è sentito addirittura attaccato con il ritiro della fascia, chissà come mai) METTE IN MEZZO GLI AVVOCATI. L’equivalente delle famiglie che litigano e si contendono l’eredità. Tradotto: di una bassezza unica.

Poi, avesse almeno fatto parlare il campo, allora avrebbe avuto almeno 1/10 della ragione. Invece no. Due gol su rigore (UNO INUTILE, WANDA PRENDINE ATTO), tante partite “giocate da fantasma” e un ultimo, disperato tentativo di rovinare la sua squadra sbagliando un rigore che avrebbe regalato, per una volta, un finale tranquillo all’Inter. La speranza è che si sia arrivati al capolinea, perché l’ex capitano è diventato ormai indifendibile. Adesso deve succedere una sola cosa: Mauro Icardi non deve più indossare la maglia dell’Inter. Lo reputo il principale colpevole di questa stagione sfiancante. Dal punto di vista del fegato e delle coronarie.

SPALLETTI, UN UMANO CHE A VOLTE SBAGLIA, MA DIFENDENDO L’INTER

Lascerà sicuramente anche Luciano Spalletti che, purtroppo, in alcune circostanze ha dato prova, e questo lo ha anche magari involontariamente trasmesso ai giocatori, di volersi soltanto accontentare. La sensazione è che non si è voluto fare quel qualcosa in più per arrivare all’obiettivo. Accontentarsi del 18, appunto. Molte partite sono state giocate con sufficienza, con mancanza di gioco e con presunzione di avere già raggiunto un risultato che andava ufficialmente blindato tra fine marzo e inizio aprile ed è stato invece in dubbio fino al 97′ di ieri sera. Una politica del “Ma sì dai, vinciamo la prossima” che non può appartenere ad una società come l’Inter.

Vanno riconosciute due cose, però, a Luciano Spalletti: in due anni si è qualificato due volte alla Champions, cosa MAI riuscita a nessun altro allenatore dal 2010/2011. E, soprattutto, è stato l’unico, L’UNICO, a difendere a spada tratta l’Inter a parole e, per quanto gli era possibile, in campo. Il tutto pur velatamente consapevole che se ne sarebbe andato a fine stagione. Insomma: un professionista esemplare che in fondo è umano come tutti e che ha sbagliato molte partite, ma lo ha fatto con il solo obiettivo di fare il bene dell’Inter (capito Mauro?). Serve però un cambio, non solo tecnico, ma anche e soprattutto di mentalità.

COSA ASPETTARCI DAL 2019/2020: CONTE E UNA ROSA RIVOLUZIONATA

Per questo, è fondamentale che arrivi uno come Antonio Conte. Uno che vive ogni partita come se fosse l’ultima di campionato. Da lui, però, mi aspetto di non fissarsi come fece con la Juventus, quando centrò 102 punti ma uscendo praticamente da tutto. E, naturalmente, il monito: neanche Conte può arrivare secondo o, magari, provare ad impensierire la Juventus con questa squadra. Ergo, serve un cambiamento radicale della rosa, perché già l’anno scorso si è fatto l’errore di pensare “Ok, siamo in Champions, la base è buona”. Devono andare via in tanti, che hanno dimostrato di accontentarsi giocando al di sotto delle possibilità o di non essere semplicemente adatti.

Non voglio più vedere, come minimo: Dalbert, che ieri indossava la 29 dell’Empoli, Candreva, Vecino, un vergognoso Perisic, Joao Mario, ovviamente Icardi, Cedric non sarà riscattato (da valutare Keita). Dalla partenza di queste persone e dalla crescita di altre (Nainggolan su tutti, ma anche Lautaro Martinez, discreto primo anno per lui) passa il futuro dell’Inter. Perché si inizi la risalita e non ci si accontenti più come lo studentello che di studiare non ne ha proprio voglia.

Interisti, andiamo in pace. Almeno noi, ce lo siamo meritati.

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