Milan, quel nome strano che ci piace sempre di più

Se ci pensate, sembra quasi assurdo vedere un interista che di nome fa Milan: a primo impatto, sembrerebbe la fotografia di un ossimoro gigantesco. Ma qualcosa è cambiato da quel 7 luglio di due anni fa, quando da Genova è arrivato il gigante silenzioso.

SKRINIAR, FINALMENTE IL RINNOVO. ORA LA FASCIA?

Tre giorni prima del San Valentino 1995, in un piccolo paese di ventimila anime nella Slovacchia centrale, Žiar nad Hronom, nasce Milan, figlio di Slavomira e Lubomir “Gago” Skriniar. Non c’è molto da fare in questo piccolo centro abitato slovacco, ma si sa, la passione per il futbal non ha confini, perciò è radicata anche in Slovacchia.

Milan è il classico ragazzo con il sogno del pallone; sì, spera di diventare un calciatore, ma sotto sotto ne è convinto. Suo papà l’ha sempre considerato un passo avanti agli altri, come dimostrano le sue dichiarazioni poche settimane dopo il passaggio all’Inter: “Fin da bambino era focalizzato sul pallone: rispetto ai suo compagni era più calmo, silenzioso, ma li sovrastava mentalmente. Nello spogliatoio non parlava quasi mai, poi però in campo era una tigre. Ed è per questo che ha iniziato a giocare regolarmente con i più grandi“.

Il piccolo Milan cresce tra i campi della sua Žiar ed i banchi di scuola, dove se la cavava discretamente, soprattutto in matematica. Ben presto, però, a casa Skriniar si accorgono di avere tra le mani un ragazzo con un “difetto di fabbrica”: Milan è più grande di quello che sembri, e la sua grandezza si manifesta evidente in mezzo al campo, dove amministra il gioco della squadra iniestamente. Ad 11 anni, il piccolo Milan si trasferisce con la famiglia a Zilina, 90 kilometri a nord di Žiar nad Hronom.

A Zilina, nel 2011, papà Lubomir sta cercando un giocatore per il torneo calcistico della sua azienda. Cerca, cerca.. ma non trova nessuno, quando in realtà la soluzione ce l’aveva in casa. Così Milan gioca, serve assist, segna e arretra anche in difesa, che non era ancora il suo habitat naturale; quasi da solo, porta la squadra del padre al secondo posto nel torneo aziendale. Da quel benedetto torneo amatoriale, tutto cambia: l’anno dopo esordisce, ancora 17enne, con la prima squadra dello Zilina. In 3 anni gioca 66 partite segnando 11 gol. Cosa? 11 gol?! Sì, prima di mangiarsi gli attaccanti avversari, Skriniar era solito anche mangiarsi i portieri delle squadre incontrate.

Questo exploit lo porta in Italia; la Sampdoria, sul finire del mercato di riparazione 2016, fiuta il colpo e decide di puntarci: 600 mila euro per il prestito, con il riscatto fissato a 6 milioni. La scommessa è ampiamente vinta dai blucerchiati, che un anno e mezzo dopo lo venderanno alla Beneamata (e menomale!) per un totale complessivo di 35 milioni di euro.

Che dire su Milan Skriniar? Sono finiti gli aggettivi per descriverlo: è imprescindibile per la retroguardia nerazzurra, è un leader, ha la grinta nel midollo osseo ma allo stesso tempo appare sempre concentrato, mai un’iniziativa pericolosa. Gioca con la testa sulle spalle ed è nelle partite delicate che dà il meglio di sè: quest’anno ha fatto sembrare “normali” Luis Suarez e Cristiano Ronaldo, non esattamente i primi due che passavano per San Siro. Come diceva papà Lubomir, Milan è una tigre che inizia a ruggire quando i tacchetti incontrano l’erba, ma che fa dell’intelligenza e della saggezza le sue armi letali: chi non lo vorrebbe con sè?

Oggi, 16 maggio 2019, potrebbe essere festa nazionale per il popolo interista: il gigante buono ha rinnovato fino al 2023, mettendo fine alla telenovela riguardante il suo futuro. Ad inizio marzo ha affermato di voler cambiare il nome in caso di vittoria della Champions con la maglia nerazzurra: mai più Milan, meglio Milan Inter. Dicono che sognare non costi nulla, perciò quello che i tifosi interisti si augurano non è altro che vedere Skriniar varcare le porte degli uffici dell’anagrafe. Chissà, magari con la fascia al braccio: siamo tutti convinti che gli starebbe bene.

È la stranezza del calcio, quel mondo dove l’interista si augura che un Milan possa essere il suo capitano. Ma infondo ci piaci sempre di più Milan, anche se non cambi nome.

Impostazioni privacy