A Trento viene celebrata l’Inter del Triplete. Antonello promette: “Lavoriamo per tornare a quei livelli”

Giornata speciale per i tifosi nerazzurri in quel di Inter: l’Inter 2009-2010 è stata protagonista al Festival dello Sport organizzato da La Gazzetta dello Sport. Presso il Teatro Sociale della città trentina, è stata celebrata, alla presenza di alcuni dei protagonisti di quell’annata straordinaria, un’impresa incredibile, rivissuta attraverso le immagini dei momenti salienti della cavalcata trionfale degli uomini di José Mourinho e le parole di chi quei momenti li ha vissuti, giocatori e dirigenti. Con la presenza anche di Alessandro Antonello, attuale ad nerazzurro, che promette di raccogliere virtualmente il testimone di quella squadra parlando della volontà di questa Inter di tornare ad assaporare la gioia di nuovi trionfi. A seguire le più interessanti dichiarazioni degli ex giocatori e dirigenti presenti.

LE DICHIARAZIONI

Antonello: “Raccogliamo il testimone di questa Inter, abbiamo il dovere di riportare un trofeo a casa. Stiamo lavorando duramente, tutta la società lavora con passione e c’è voglia di restituire ai tifosi un po’ di gioia; noi interisti abbiamo bisogno di rivivere queste emozioni”. Dalla platea si urla il nome di Modric: “Abbiamo una proprietà molto importante, porto i saluti di Steven Zhang e di tutta la famiglia. Vi posso garantire che sentiamo la vicinanza del gruppo; dalla Cina ci seguono in tanti, quello che ritroviamo sono i valori della famiglia. Hanno la stessa passione, sembrerebbe ci sia un po’ di distacco ma amano tantissimo l’Inter e fanno un grandissimo tifo”.

Orlandoni: “Rivedere ancora adesso quelle immagini crea brividi. Aneddoti? Ho già minacciato che scriverò un libro… Di quella sera voglio ricordare che una persona quella sera smise di giocare e non disse nulla (Francesco Toldo, ndr). A fine gara mi disse che aveva finito la carriera; abbiamo condiviso per sette anni la camera, posso scriverne tante. Questo dà il valore di una persona che ha dato tanto”.

Moratti ripercorre la notte epica del Camp Nou: “In partita si soffre sempre, quella sera dall’espulsione di Thiago Motta è arrivata l’espressione della forza, della determinazione, del sangue di quel gruppo. Fu una partita fantastica, la più gloriosa del cammino di quell’anno. E ci diede grande sicurezza per la finale, impostata bene in corsa dopo essere rimasti in dieci. Lì è stata bravura dell’allenatore e sono stati bravissimi loro”.

Tronchetti Provera parla dell’urlo di San Siro al gol di Maicon contro il Barcellona: “Quella era la partita più difficile, siamo andati in finale tranquilli perché siamo riusciti a fare quell’impresa. Lì abbiamo capito di poter vincere la Champions: quell’urlo era l’inizio del Triplete”.

Zanetti parla delle difficoltà di aprile: “Paura di perdere lo scudetto? No, sapevamo della nostra forza e dovevamo fare il possibile per vincere tutte le partite che mancavano. Non era semplice, la Roma era un grandissimo avversario. Io ricordo però un’immagine del match contro la Roma, quando passando davanti al loro spogliatoio sentii qualcuno dire che mancava solo la vittoria nel derby con la Lazio per vincere lo scudetto. L’umiltà e la voglia di vincere ci hanno però permesso di portare questi risultati”.

Branca ricorda il successo di Londra contro il Chelsea che segnò la svolta in campo europeo: “Mourinho ce ne parlò, fino a qualche tempo prima c’era qualche problema con Samuel che non aveva giocato molto dopo la Coppa d’Africa e aveva un pizzico di malumore. Poi i due si erano chiariti poco prima di un match contro l’Udinese, Mou aveva convinto Eto’o che poi fece partite meravigliose”.

Francesco Toldo parla di Inter Forever: “Abbiamo tutti un attaccamento a questi colori, che per noi sono come una famiglia. Ci vedono come una cosa positiva, io ringrazio tutti perché hanno fatto un viaggio pesante per venire qui. E grazie alla proprietà senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile”.

Julio Cesar riporta alla memoria la vittoria nel derby di ritorno, con rigore parato nel finale e due espulsioni per i nerazzurri: “E’ stato un derby emozionante, penso che la mia parata sul rigore di Ronaldinho sia stata importante, avessimo preso gol sarebbe stato un casino. Lui è stato il più forte al mondo per 3-4 anni, quindi la parata diventa più bella. Dopo non ci siamo detti niente, io sono andato a festeggiare sotto la Nord”.

Moratti e la vittoria di Kiev: “E’ stata una partita thrilling, poi è avvenuto tutto negli ultimi cinque minuti. Quello che sta facendo l’Inter adesso, quindi le auguro di avere gli stessi risultati… Credo che ci fosse uno spirito di squadra che andava oltre il risultato. C’erano determinazione, sicurezza; Mourinho convinceva tutti di avere capito il gioco degli avversari e i nostri entravano in campo con la sicurezza di conoscere l’avversario e poterlo battere. Poi c’era un talento speciale in ognuno di loro che ha consentito di ottenere questi risultati”.

Marco Branca sulla trattativa che portò Eto’o a Milano: “Ci colse di sorpresa, perché dalla partenza di Maxwell sapevamo della voglia di Ibra di giocare nel Barcellona. E io da 2-3 anni parlavo con l’entourage di Eto’o. E’ capitata quell’estate, quando mi chiamò il presidente Moratti per convocarmi in una delle sue case in quanto il Barcellona, col suo entourage, si fermava lì per parlare di Ibra”. Prende poi la parola Moratti stesso: “C’era stato un pranzo col presidente del Barça un mese prima, mi aveva chiesto di Ibrahimovic e io sicuro gli parlai di lui dicendo che era un grande centravanti, ci abbiamo vinto quattro scudetti, ma per certe cifre non te lo venderò mai. Ma quando è arrivato a Milano mi disse che aveva moltiplicato per tre. Ci siamo messi al tavolo per la trattativa e in cinque minuti abbiamo fatto. In quel momento pensavo che avevamo un altro centravanti, seduto lì davanti (Diego Milito, ndr). Poi c’era nell’operazione Eto’o che si comportò bene”.

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