L’ALBA DEL GIORNO DOPO – “Di polpastrello, non di mano…”

Certo che se ne sentono di tutti i colori. Quando il primo tempo si avviava al tramonto, un sacrosanto fallo di mano, scovato dal Var, permetteva all’Inter di avere il suo primo rigore stagionale. Rivedendo i replay, nessuno poteva immaginarsi il marasma che ne sarebbe derivato. “Ma ha preso i polpastrelli, ha preso la punta delle dita!”. Come se dita e polpastrelli non facessero parte delle mani, ma di un’altra parte del nostro corpo.

Magari, in questi giorni di grande interesse pallavolistico, qualcuno è indotto a credere che colpi di mano validi siano solo le schiacciate di Juantorena e Zaytsev e i palleggi di Giannelli. Anche le deviazioni però, lo sono. Poco percettibili rispetto a una schiacciata, sicuramente, ma sufficienti a smorzare a modificare la traiettoria di un pallone calciato. Invece, dopo una partita ben giocata dalle due squadre, incandescente, palpitante, ci si ritrova a sorbirsi le esagerazioni e le iperbole dei dirigenti ospiti, furiosi per un Mazzoleni “migliore in campo dell’Inter”, per un “San Siro dove avvengono spesso queste cose”.  Addirittura nel primo tempo erano state alimentate perplessità su un contatto in area viola tra Mirallas e D’Ambrosio, che più di qualche dubbio nei replay aveva lasciato. Nulla, eclissato. Dietro l’invocazione di un’espulsione per Asamoah. Che un arbitro molto fiscale avrebbe forse concesso, ma non ce ne voglia nessuno se ci concediamo di non scandalizzarci, dal momento che Asamoah ha preso il primo giallo mentre era lui in possesso di palla, con il secondo, quello teoricamente mancante, per un fallo sulla corsia laterale, con Chiesa spalle alla porta in una situazione di gioco statica e il terzino ghanese che aveva tentato di spazzare il pallone. Forse, quando si analizza e commenta una partita di calcio, l’unica cosa che conviene è fare rumore, casino. Alzare la voce, accusare. Immaginate se Pioli fosse stato espulso per aver esultato, se una situazione come quella di Di Marco avesse visto ieri protagonista uno dei difensori dell’Inter. Fin dove si sarebbero sentiti urla e strepiti? Dalle pari della Pinetina, invece, Spalletti ha tentato di farsi sentire sempre con garbo, con la dirigenza che ha mantenuto un certo distacco, agendo solo nelle istituzioni consone. Qualcuno avrebbe voluto una parola forte, un attacco, ma perché bisogna avvelenare un clima già di per sé esasperato in molte circostanze?

Per la mera cronaca, visto che ci siamo fatti trascinare anche noi nel climax delle polemiche, ci limitiamo a segnalare pregi e difetti di una squadra che, almeno a livello psicologico e caratteriale, dimostra di essere sul pezzo. Trovando il guizzo nel momento di maggiore sofferenza della partita e capace di serrare i ranghi con l’aiuto principale di una difesa che si dimostra sempre il reale valore aggiunto. In attesa che le manovre tra centrocampo e attacco divengano più ariose e continue nell’arco dei 90 minuti. Che un ottimo Brozovic  possa essere accompagnato da un compagno di reparto altrettanto completo e dinamico (non di soli colpi di testa si vive), che esterni e trequartisti acquisiscano un’autonomia che vada oltre un tempo di gioco.

Nel frattempo, ritroviamo Icardi, almeno in campionato, visto che in Champions ci è parso subito sul pezzo. Un rigore e un assist. Decisivo al momento opportuno, anche se magari anche da lui è lecito attendersi maggiore precisione nelle giocate e la capacità di farsi coinvolgere quanto più possibile. A qualcuno non sarà bastato ieri non basterà nemmeno altro per farselo andar bene, ma si sa, se ne sentono di tutti i colori. 

Foto Copertina: Fabrizio Andrea Bertani

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