Editoriale – Un sogno o un obbligo?

Lazio-Inter è un crocevia fondamentale, lo sappiamo. Ma, giunti a questo punto, come dobbiamo considerarla? L’occasione della vita? L’appuntamento cruciale da non fallire? Una possibilità per coronare un sogno?

LAZIO-INTER: VINCERE COME OBBLIGO PER TORNARE IN CHAMPIONS

La partita all’Olimpico tra Lazio ed Inter è ormai un classico di fine stagione, un’abitudine che il calendario sembra conservare di anno in anno. Una partita spesso determinante ai fini di qualificazioni in coppa e scudetti, ma mai così cruciale per entrambe le sfidanti. Mai Lazio ed Inter erano state così in corsa per lo stesso obiettivo.

L’Inter per molti ha il dovere di non sbagliare, soprattutto dopo il pessimo approccio nella sfida di una settimana fa al Sassuolo. Perché la Champions è stato l’obiettivo dichiarato dall’inizio di stagione, per evitare di catalogare un’altra annata sotto la colonnina intitolata “fallimento”, per non perdersi di nuovo nell’ennesimo progetto svanito. La Lazio è quella che gioca bene, è stata resta tuttora la sorpresa che merita di coronare il suo sogno inaspettato. L’Inter è la nobile decaduta che deve rialzarsi, altrimenti giù con ulteriori batoste da fair play finanziario, fantasiose operazioni di mercato e rischi di cessione. Certo, una base di verità esiste ed è solida, ma è davvero tutto riducibile a questa sola chiave di lettura?

LAZIO-INTER: MOU LO DISSE, GUAI AD AVERE OSSESSIONI, SOLO SOGNI

No, si possono aprire ulteriori discorsi. Parliamoci chiaramente, per quanto ne dica Spalletti o chiunque altro, l‘Inter può ritenersi fortunata a nutrire ancora questa opportunità. Dopo la sconfitta col Sassuolo i capi di tutti erano già cosparsi di cenere, il sipario era stato tirato, le sentenze emesse dai tribunali delle piazze. La speranza appesa al filo rossoblu del Crotone era labile, ma ha resistito.

Certo, bisogna presentarsi all’Olimpico, che sarà pieno di interisti, ma rimane pur sempre un fortino romano, non milanese. Bisogna andare a giocare contro il miglior attacco del torneo, che ha recuperato il capocannoniere del campionato, che ha in Milinkovic e Anderson due potenziali fuoriclasse. Non la più semplice delle sfide. C’è un coefficiente di difficoltà altissimo, che obiettivamente fatica a renderci i favoriti. Non ultimo, ad esempio, il fattore che ci costringe ad avere un solo risultato disponibile.

Ma forse sta qua il bello. L’Inter può giocare più spensierata, consapevole di dover raggiungere un obiettivo difficile, ma contro un avversario che tirerà fuori ogni stilla possibile di energia per impedirglielo. E non per cattiveria, ma perché è lei a poterlo raggiungere, e forse ora inizia a sentirsi obbligata a farlo. Dinanzi ai propri tifosi, dopo una dura cavalcata, forse la stessa Lazio potrebbe iniziare a percepire quella pressione del non dover sbagliare. Dall’altra parte, un’ Inter che può farcela, ma che forse sa che il 100% potrebbe non bastare, che le occasioni migliori sono state in buona parte evaporate.

Vincere all’Olimpico in una situazione come quella di domani sarebbe la più grande gioia calcistica degli ultimi 7 anni. E noi a questo dobbiamo aspirare, alla gioia. Non alla paura di fallire o di rimanere a mani vuote. Vincere per cullare un sogno europeo dopo anni. Non per cacciare via un’ossessione.

Lo disse Mourinho 8 anni fa: il Barcellona aveva un’ossessione, noi un sogno. E fu quello a fare la differenza.

Lazio-Inter: che sia un sogno, e non un’ossessione.

 

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