La forza della consapevolezza e dell’orgoglio ferito

Diciamocelo. Una settimana fa l’umore di tutti era nero: una sconfitta bruciante, quasi impossibile da metabolizzare, da accettare. Le polemiche, i cambi, i minuti finali, l’encomio di una squadra che aveva dimostrato di poter essere ottima, ma che rischiava di mancare ancora l’obiettivo.

7 giorni dopo, non sono cambiati i colori avversari, sempre il bianco e il nero, con quelle brutte facce in panchina a rievocare malsani ricordi juventini. Per fortuna però, abbiamo trovato la stessa squadra che avevamo lasciato. No, non quella in lacrime e sfiduciata per una beffa subita,  ma quella in grado di dominare l’avversario col suo spirito e il suo gioco. Rafinha, Cancelo, Icardi, Perisic e Brozovic, perfino Dalbert, Ranocchia e Borja Valero. Tutti hanno saputo brillare di luce propria, hanno dato un contributo a una causa che è rimasta viva. Anzi, ha acquisito di nuovo vigore, approfittando di uno scivolone che prima o poi doveva occorrere anche alle nostre avversarie.

L’Inter sembra essere ora consapevole della sua forza, della sua qualità, convinta delle proprie possibilità e ambizioni. Nulla è stato inficiato dalla beffa serale del Meazza dello scorso sabato. Probabilmente invece, è stato rinvigorito ancor di più un orgoglio ferito, un senso di appartenenza finalmente adeguato. Lo abbiamo visto dalle urla di Rafinha dopo la prima gemma, dalla solita e bellissima impazienza di Icardi nel prendersi gli abbracci e gli sguardi festanti dei suoi tifosi. Sarebbe un peccato vedere questa squadra non entrare in Champions, rischiare che venga smembrata subito dopo essersi iniziata a plasmare.

Allora auguriamoci di vedere i 90 minuti di oggi replicati anche sabato prossimo e, successivamente, perché è essenziale fare un passo alla volta, quando e se ci presenteremo all’Olimpico con il destino nelle nostre mani. Ad oggi è giusto nutrire pochi dubbi sul fatto che questo accada. E ce lo facciamo bastare, perché il sentiero sembra essere davvero quello giusto, ma sappiamo che i risultati, in questo mondo difficile, possono determinate tanto. Troppo. Tutto.

Fonte immagine copertina: profilo Facebook Inter

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