Rafinha, l’intelligenza al potere: il play su cui costruire il futuro

Rafinha è sempre stato un calciatore sopra la media, un tuttofare del centrocampo dotato di piedi sopraffini. Tuttavia, per vari motivi e sfortune, non è mai riuscito ad imporsi come il fratello Thiago a livello internazionale. In questi 5 mesi in nerazzurro però il brasiliano ha dimostrato di essere una spanna sopra a tutti in Serie A, un top player silenzioso ed elegante.

UN SUPEREROE DEL CENTROCAMPO

Rafinha, in un modo o nell’altro, andrà trattenuto all’Inter. Questa è una delle poche certezze di un’altra annata di delusioni cocenti. Il brasiliano è probabilmente il calciatore più tecnico che abbia calcato il Meazza dai tempi di Wesley Sneijder. Veloce di gamba e cervello, il ragazzo sa sempre cosa va fatto e soprattutto quando. Ha una visione del campo fenomenale, così come una cognizione dei tempi delle partite. Sa quando forzare il ritmo o la giocata, sa quando tenere palla e quando invece servire i compagni. Sempre preciso e puntuale, è una manna che Suning non può e non deve lasciarsi sfuggire, il pilastro intorno a cui costruire.

Anche nella rocambolesca sconfitta beffa subita contro la Juventus, Rafinha è stato, sia tatticamente che tecnicamente parlando, di un altro livello. Sa salire in cattedra contro qualsiasi avversario, che sia il mediano dai piedi in ghisa della squadra provinciale, al regista illuminato della maggior forza del campionato. Quasi mai in difficoltà, è uno dei pochi centrocampisti in circolazione a saper innalzare il livello totale di una squadra. In grado di rivoltare completamente le prestazioni, di cambiare l’esito di una stagione, non di una sola partita. Con lui si potrebbero vincere le guerre, non le semplici battaglie.

Rafinha è oro, non va assolutamente gettato. Certo, l’incognita circa l’integrità fisica è preoccupante: certi infortuni sono come maledizioni, specie vista la fragilità del progetto di Spalletti. Tuttavia questo è un rischio da correre. Perché questa Inter non può fare a meno di un play maker del genere, un dieci in grado di travestirsi all’occorrenza da otto, da 6 o da 7. Un tuttologo tuttofare di cui ormai si è perso lo stampo, merce rara e in estinzione. Ecco perché, molto più di Cancelo, molto più di nuovi innesti, questa Inter dovrà per prima cosa convincere il Barcellona a lasciare il brasiliano a Milano. Tutto il futuro prossimo della società ruota intorno alle sorti di questo fragile campione.

 

Fonte immagine in evidenza: Fabrizio Andrea Bertani

 

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