Javier Pastore vuole lasciare il Psg per avere più possibilità di giocarsi il Mondiale. L’Inter però deve fare i conti con un mercato da autofinanziamento, con l’unico che potrebbe partire, Joao Mario, che per meno di 30 milioni creerebbe una minusvalenza, una crepa nei delicati bilanci societari.
I dubbi di Pastore nei sogni dell’Inter
La Gazzetta dello Sport riporta che per l’Inter si prospetta un mercato non facile. Da una parte servirebbe qualche innesto per blindare l’indispensabile piazzamento Champions, dall’altra ci sono
l’esigenza di rispettare il fair play finanziario e gli input di Pechino, certificati dal documento che lo stesso club ha inviato ai sottoscrittori del bond da 300 milioni appena emesso e in cui si parla di «regolamentazioni del governo cinese sugli investimenti all’estero che potrebbero limitare la quantità
Non bastasse la difficoltà di trattare con club che hanno un fatturato ben maggiore di quello nerazzurro (che pure è in crescita), il vero nodo è quello degli ingaggi. Senza dimenticare che la pedina di scambio Joao Mario dovrebbe uscire per 30 milioni per evitare minusvalenze.
La suggestione maggiore rimane comunque Pastore. Operazione che però si potrebbe fare solo in prestito. Di sicuro, quella di mercoledì contro il Caen è stata una serata carica di emozioni e malinconia
Da prima stella dell’era qatariota, Pastore arriva al Psg per 2011 dal Palermo per 42 milioni. E da pupillo dell’emiro cui magari l’argentino, sotto contratto fino al 2019, potrebbe chiedere se non una cessione appunto un prestito, per guadagnarsi un posto al Mondiale. Il problema è che il Psg ha bisogno di soldi freschi già a gennaio per bilanciare gli investimenti record per Neymar e Mbappé che hanno poi chiuso gli spazi al fantasista, che non è mai riuscito ad esprimersi con continuità. E l’ingaggio da 6 milioni certamente non facilita gli sbocchi.