IL CANTO DI NATALE – Lo spirito del Presente

Quella notte era frenetica, ma sembrava non aver mai fine. Il Biscione era sempre più frastornato, infastidito dalle ultime immagini che aveva visto e si domandava chi altro mai doveva ancora venire a scombinargli i piani di quella che, secondo le sue previsioni, doveva essere una serena attesa della mattina di Natale. Sentì il rumore di un motore di un auto che si avvicinava ed infatti dopo poco secondi se la vide piombare nella stessa sala dei trofei nerazzurri dove Josè l’aveva riportato.

Suning Pioli

Ma questa volta non si trattava di un’elegante berlina nera, ma di una piccola utilitaria grigia e a due posti. Lo trovò curioso e attese con trepidazione il momento in cui si fosse aperta la portiera e l’ospite si fosse palesato. Ne uscì un uomo di mezza età, indossava una tuta, aveva un’aria mite, si guardava intorno titubante ma sembrava conoscere molto bene il posto e si muoveva con sicurezza. Non si fermò a perdere tempo con fronzoli ed orpelli, ma andò subito al dunque: “Chi l’avrebbe mai detto? Ma è andata così. Io sono Stefano il presente, il tuo presente”. Il Biscione non capiva, se ne stava sulle sue, ma con il passare del tempo, sembrava trovarsi sempre più a suo agio con il nuovo ospite. Cordiale, simpatico, scherzoso, ma fermo e determinato in molte circostanze e le sue idee non sembravano affatto male.

Ma il tempo stringeva ed il viaggio non era davvero non era affatto terminato.
Stefano prese sotto braccio il Biscione e gli mostrò frammenti di immagini velocissime e dolorosissime. Riuscì a scorgere ancora banchieri avari e a caccia di sangue, vide se stesso ferito, umiliato braccato, vide in lontananza un tipo tracagnotto, geloso e impaurito che sulla maglietta portava il nome Rafa, gli sembrava che Josè glielo avesse nominato. Davanti ai suoi occhi passarono un uomo brizzolato che Stefano gli disse essere l’ombra di Gasp Gaviscon, un nuovo medicinale contro i bruciori di stomaco, un indonesiano distratto e talmente fuori luogo da scambiarlo per un marziano, ma anche tali M’VilaCampagnaro, Diego Forlan, Palombo, il divino Jonathan, Schelotto, Mudingayi, Gargano, Kuzmanovic. “I tuoi più recenti eroi e ce ne sono un sacco nascosti più indietro…” disse dopo una fragorosa risata Stefano. Il Biscione aveva le mani a coprire gli occhi, ma l’amico del presente gli mostrò una fiamma che non brillava più come nel passato più remoto, ma comunque bruciava e faceva luce.

Diego-forlan

“Oggi è tutto diverso!”. Vide un esercito di piccoli uomini determinati e uniti, avevano bandiere rosse e un panda dava loro il passo. “Guarda ora quella fiamma, non brilla quasi più, si sta lentamente spegnendo…”. “Non si può spegnere, quella è la mia anima, sono Io stesso…” ribatté il Biscione, ma la fiamma era fioca e la luce che emanava era quasi nulla. Il Biscione continuò il suo viaggio e si trovò in un enorme mercato, vide degli uomini indossare i suoi colori che si vendevano ora ad uno ora all’altro, senza badare alle conseguenze, gettando il nero e l’azzurro sul selciato e calpestandolo, come non gli appartenesse, come non lo avessero mai conosciuto.

Passarono in un oasi nel deserto dal nome buffo, doveva suonare pressapoco Be’er Sheva, ma da ridere ci fu poco, lacrime ed umiliazione, vide San Siro profanato e ragazzi viziati e svogliati. La fiamma si era quasi spenta ed il Biscione iniziava a muoversi male, ad avere dolori e a far fatica a respirare. Ma Stefano non ci badò e continuò, si ritrovarono dentro un’aula per ore, giorni, mesi. Si vedevano solo un vecchio videoregistratore, uno schermo, una lavagna e delle immagini. Il Biscione sì stupì e un po’ scocciato appuntò all’amico: “Ma non si allenano mai questi? Per questo non vinciamo…”. Lo spirito gli mise una mano sul cuore e all’orecchiò gli disse: “Bisogna ripartire da qui, dal cuore. E’ necessario dar ossigeno alla fiamma, conoscere la storia, l’appartenenza e l’amore. Questo è l’allenamento”. Stefano divenne sempre più evanescente e si volatilizzò con la stessa frase dei precedenti: “Ora il mio tempo si è fatto ed il mio compito assolto. Qualcun altro verrà“.

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