Suarez Inter: “Da Facchetti ad Icardi, che differenza! Su Gabigol dico che…”

Suarez Inter, il leggendario numero 10 della Grande Inter parla del momento dei nerazzurri a La Gazzetta dello Sport, mentre ritira il premio Marca Leyenda 2016, dispensando consigli che riguardano giocatori, allenatori e proprietà.

SUAREZ INTER: “CHI COMANDA ALL’INTER?”

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Suarez Inter, si parte dal giudizio della squadra che lo scorso anno era in testa alla classifica, con un progetto che pareva serio e che oggi naviga nell’incertezza:

E’ difficile dare un giudizio e non sbagliare – dice Suarez – perché questa squadra è talmente irregolare che qualunque valutazione rischia di essere azzardata. Forse i calciatori soffrono i continui cambiamenti. E all’Inter ce ne sono stati tanti, ma è arrivata l’ora che la squadra si svegli e faccia qualcosa di più. Non sarà una grande squadra, ma non è da questa classifica. Sta rendendo meno di quello che dovrebbe“.

Per Suarez il problema non è l’allenatore, anzi Pioli è il minore del malessere: “Il problema è più ampio. Tutta l’Inter in così poco tempo ha vissuto troppi cambi. Dalla proprietà ai giocatori, e la sola scossa del cambio dell’allenatore non basta. Bisogna pure ammettere, però, che i giocatori devono darsi una mossa”.

Non si capisce chi comanda. Chi ha scelto di cacciare De Boer? Chi ha preso Pioli? Chi fa il mercato? Attenzione, però: non esageriamo nemmeno con questi discorsi perché rischiano di diventare un alibi per i calciatori. E non sarebbe proprio il caso“.

DA FACCHETTI AD ICARDI, CHE DIFFERENZA!

Alibi dei giocatori, ai tempi di Suarez il capitano era Giacinto Facchetti, oggi Icardi, esiste una differenza abissale: “Se il capitano lo fai tanto per fare, può essere chiunque; altrimenti bisogna scegliere chi ha più esperienza, un buon carattere e un’altra personalità. Quando scegli un giovane come Icardi diventa difficile, ma deve sempre ricordarsi che è il capitano dell’Inter, non di una squadra qualunque“.

Verso Suning, Suarez lancia consigli e giudizi: “Sembra che abbiano delle buone intenzioni, i primi sforzi economici li hanno pure fatti. Ma adesso gli tocca la parte più difficile: portare chiarezza assoluta nella catena di comando e strutturarsi come una società. Comincerei evitando di fare un errore atavico nella nostra storia: comprare 3/­4 calciatori da 30­/40 milioni dello stesso valore di quelli già in rosa. Ad esempio, è stato preso Joao Mario che è uguale a Brozovic, meglio acquistare uno­/due giocatori che spostano davvero i valori“.

Bisogna stabilire chi sarà l’allenatore con il quale provare ad aprire un ciclo, dare pieni poteri a un direttore generale, individuare una persona che faccia da trait d’union tra squadra e società. Basta copiare quello che ha fatto la Juve: tornare all’antico per puntare a vincere”.

Giudizio finale su Suning, sufficiente? “Non lo so…forse no. Spero che faranno azioni forti perché bisogna fare di tutto per evitare di restare un altro anno fuori dalle coppe. Il rischio è alto e su Gabigol dico che è un mistero. Può darsi che non sia un grande, ma 16’ sono troppo pochi per giudicarlo. A gennaio non lo darei via a patto che s’insista e che lo si faccia giocare“.

 

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